MEMORIA Diario di prigionia di una famiglia di ebrei-italiani

Tommaso Sinigallia / NOVE MESI SUI MONTI AURUNCI NELLE MANI DEI TEDESCHI / Edizioni Scientifiche Italiane

Dalle pagine di un diario del 1944 emerge un Passato solo in apparenza lontano da noi e dalla nostra contemporaneità. Vi si racconta di sedici persone in fuga mentre la guerra vive i suoi giorni finali e più feroci, si descrive la paura di non riuscire a mettersi in salvo, il sentimento di perdita della propria casa dei propri averi e di tutti i punti di riferimento. Si narra la mortificazione di chi si sente incapace di difendere la famiglia, il profondo scoramento per doversi trovare esposto alle «viltà, i compromessi, i pregiudizi, le stoltezze, le menzogne, l’avidità, l’egoismo» di un nemico in disfatta sempre più incattivito. L’autore si chiamava Tommaso Sinigallia ed era un commerciante di tessuti, esponente di una delle più antiche famiglie dell’ebraismo italiano legata a quella dei Del Monte e all’altra degli Ascarelli cui si deve la costruzione del primo Stadio partenopeo e la fondazione del Calcio Napoli. Per non la sciar sbiadire il ricordo dei terribili otto mesi vissuti tra l’8 settembre e il maggio 1944, subito dopo la Liberazione Sinigallia annotò minuziosamente l’odissea sua e dei suoi quasi in presa diretta, appena gli riuscì di mettersi in salvo e dopo il ritorno a Napoli. (..). Mentre scriveva, Sinigallia era ben consapevole di raccontare un’esperienza in fin dei conti a lieto fine, attraversata potendo disporre dei mezzi necessari a sopravvivere e quindi imparagonabile alle tantissime tragedie senza scampo che avevano travolto, o stavano per travolgere, tante altre famiglie. In una nota introduttiva, presumibilmente aggiunta in seguito, esprime la sensazione di considerare alcuni episodi capitati a lui, senza mezzi termini, ridicoli
Titti Marrone, Il Mattino, 13 novembre 2018