“1938, una Memoria condivisa
I nostri giovani protagonisti”
Un percorso di Memoria condivisa “per costruire un futuro diverso e migliore”.
Parlando davanti a centinaia di studenti delle scuole romane riunite al cinema Andromeda, la sindaca Virginia Raggi ha oggi tracciato l’itinerario che porterà non soltanto alla rimozione dei nomi di Edoardo Zavattari e Arturo Donaggio, firmatari entrambi nel ’38 del Manifesto della Razza, dalla toponomastica cittadina. Ma anche alla loro sostituzione con personalità scelte all’interno di una rosa di illustri italiani perseguitati dalle Leggi razziste promulgate dal fascismo: la fisica Nella Mortara, il medico Mario Carrara, la botanica Pierina Scaramella, la zoologa Enrica Calabresi, i fisici Franco Rasetti, Emilio Segrè e Bruno Touschek. Saranno proprio i ragazzi, insieme ai residenti, ad esprimersi.
Una iniziativa che ha preso avvio nel solco della realizzazione di “1938 – Quando scoprimmo di non essere più italiani”, film documentario di Pietro Suber con la consulenza storia di Amedeo Osti Guerrazzi che è stato protagonista dell’ultima Festa del Cinema e di cui oggi sono stati proiettati alcuni passaggi tra i più significativi. Durante le riprese la sindaca ha incontrato Suber e uno dei produttori, Dario Coen. Un confronto da cui è scaturito questo impegno. “Occorre concentrarsi sul recupero di una memoria che oggi inizia a essere un po’ troppo dimenticata” ha sottolineato la sindaca. Una riflessione condivisa dagli altri intervenuti: oltre a Suber e Coen, la presidente della Comunità ebraica romana Ruth Dureghello e il direttore del quotidiano La Stampa Maurizio Molinari.
Citando la Arendt, Dureghello ha ricordato la necessità che la Memoria, affinché possa sopravvivere nel tempo, goda della più ampia e trasversale protezione nella società. Una protezione che, ha amaramente constatato, talvolta sembra mancare. Apprezzamento è stato poi espresso per una iniziativa “che fa recuperare dignità alle istituzioni”. Quelle stesse istituzioni che allora furono promotrici e complici della persecuzione.
Molinari, nel suo intervento, ha invece sottolineato come il pieno riconoscimento dell’identità ebraica sia uno dei valori fondanti dello Stato unitario. In questa prospettiva le leggi razziste furono quindi “la negazione del Risorgimento”. Affinché si sviluppino i necessari anticorpi, ha poi esortato Molinari, rivolgendosi ai ragazzi, “è fondamentale studiare, affinché questi fatti entrino nella coscienza dei giovani, dei loro figli e dei loro nipoti”.
Temi che continuano ad essere al centro del confronto, anche in ambito accademico. Sempre stamane, nell’aula magna del rettorato dell’Università Sapienza, si è infatti svolto un confronto su “Discriminazione di Stato: le leggi per la ‘Difesa della razza’ del regime fascista (1938)”, coordinato da Franco Piperno e con interventi di Anna Foa, Gad Lerner, Marco De Paolis, Giorgio Manzi e dello stesso Suber.
Ieri a Prato invece, nell’ambito del ciclo di incontri “1938 – 2018. Ottanta anni dalle Leggi razziali”, organizzato dall’Archivio di Stato di Prato e dal Comitato pratese per la promozione dei valori risorgimentali, approfondimento su “Gli Ebrei dall’Emancipazione alle Leggi razziali” con interventi di Francesco Margiotta Broglio, Marta Baiardi e Caterina Del Vivo.
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(15 novembre 2018)