Filosofia politica – Peronismo? Fascismo in salsa argentina

Carlo Daniel Lasa, professore di filosofia presso l’Università Cattolica di Cordoba in Argentina, ha scritto un libro breve ma interessante sul peronismo, libro inequivocamente intitolato Que és el Peronismo. L’interesse deriva, oltre che dalle indubbie capacità teorico-ricostruttive dell’autore, perlomeno da due faccende. Innanzitutto, Lasa è argentino e quindi conosce dall’interno la storia e la realtà del peronismo. Come ci dice nelle prime pagine, lo ha vissuto sulla sua pelle, con il padre peronista che discuteva con la madre anti-peronista (leggendo il libro si capisce che alla fine l’autore ha finito per fare sua la tesi della madre). In secondo luogo, perché in un’età in cui il populismo sembra affermarsi dappertutto studiare il populismo per eccellenza, e cioè il giustizialismo di Peron, sembra un’ottima idea. Un ulteriore motivo di interesse per noi sta nel fatto che Lasa nella sua lettura del fenomeno è molto influenzato da autori italiani. La sua lettura del fascismo deve molto a quella filosofica di del Noce e a quella storica di de Felice. Per non parlare di Giovanni Gentile il cui pensiero c’entra molto non solo con l’autore di questo libro ma anche con le convinzioni teoriche di Juan Domingo Peron, uomo che – come nessun altro – incarnò lo spirito del popolo argentino e la filosofia nacional. Peron aveva anche una sua filosofia, se la vogliamo chiamare così, cui Lasa dà il nome di praxismo e a cui aveva già dedicato un libro precedente nel 2012 (Juan Domingo Peron: el demiurgo del praxismo in Argentina). Il praxismo, a sua volta, altro non sarebbe che la versione argentina del fascismo italiano così come interpretato da Gentile. Tra le altre cose, Peron visse in Italia dal 1939 al 1941, ben prima cioè di conquistare il potere in Argentina, paese di cui fu capo incontrastato dal 1946 al 1955 (per poi ritornare più brevemente nel 1973 e 1974). Ma dopo il soggiorno italiano l’ammirazione per il fascismo teorico e pratico, durò vita natural durante. Tanto che molti anni più tardi egli scrisse che Mussolini era l’uomo di stato più brillante che avesse mai conosciuto. Ma come si fa a dire che il peronismo, con l’anima populista che lo contraddistingue, è una forma di fascismo sia pure sui generis? Da un lato, Lasa poggia questa tesi, come si diceva, su una lettura attualistica del praxismo peroniano. Dall’altra, si basa sulla classica visione storico-critica, ispirata ai testi di Nolte e del Noce, per cui la grande divisione della prima metà del Novecento è quella tra rivoluzionari (radicali di sinistra) e nichilisti (radicali di destra). E alla luce di questa divisione non c’è dubbio che Peron stia più coi secondi che coi primi. Cosa che, tra l’altro, è confermata dalla sua avversione costante per il mondo anglosassone e per l’Illuminismo. Il peronismo ebbe comunque rapporti stretti con la Chiesa Cattolica, cosa che Lasa non manca di sottolineare. Così come, discute con finezza le interpretazioni del peronismo da Zanatta a Laclau.

Sebastiano Maffettone, Il Sole 24 Ore Domenica, 11 novembre 2018