Casale Monferrato
La metrica della Memoria

bonelli casaleMa chi te lo fa fare nell’epoca dei messaggi vocali di WhattApp e dei 280 caratteri di Twitter di scrivere un poema? La domanda che arriva a Mauro Bonelli dopo un’ora abbondante passata in sala Carmi ad ascoltare le sue rime suona decisamente retorica. Nella stanza si sono dovute trasportare tutte le panche e le sedie esistenti nella Comunità ebraica per far posto al pubblico che adesso se ne sta lì, ancora commosso, ad applaudire il professor Bonelli, Maria Paola Casorelli che ha recitato i suoi versi ed Erica Patrucco che ha smesso i panni di insegnante e ripreso in mano il violoncello per sottolineare i passaggi più dolorosi con Bach, Reger e ha trasformando persino la tradizionale Evenù Shalom in un accorato lamento.
Bonelli ha usato i versi perché fin dagli albori dell’umanità è questa la forma per tramandare la memoria. Ed è questa la parola chiave della sua opera. “Il 10 novembre del 1938 la Notte dei Cristalli, l’11 novembre dello stesso anno le leggi razziali in Italia – ricorda Elio Carmi introducendo i protagonisti della giornata – È necessario ricordare perché è l’unica cosa che ci rimane: la memoria di quello che non deve più capitare”.
“Non volevo fare un’opera didascalica – spiega Bonelli prima della lettura – la poesia ha il compito di commuovere, ovvero smuovere i sentimenti”. E ci riesce: le luci si spengono e la vibrante voce di Maria Paola Casorelli, prende per mano tutti.
Sì, per mano, perchè il primo poema si intitola “Alla mia bambina davanti alla Sala della Shoah dell’imperial War Museum dopo che avrà compiuto 14 anni”. Le immagini della sala londinese infatti potrebbero urtare la sensibilità dei bambini, però quelle foto il pubblico della Sala Carmi le ha davanti. Così noi ascoltatori diventiamo quella bambina condotta attraverso i versi di Bonelli di orrore in orrore, partecipi di tutta la difficoltà che ha un adulto nello spiegare Auschwitz all’innocenza. Un viaggio nell’inferno, costruito persino con lo stesso metro di Dante, solo che la terra oscura dove ci conduce Bonelli – Virgilio è costruita dagli uomini per gli uomini. E infondo alla città dolente non ci sono né le stelle, né un’altra luce capace di dare risposte. L’unica azione che salvifica è la “virtute e conoscenza” conoscenza perché tramandando la storia, come fa il nonno con la nipote, si può evitare l’orrore, virtù perché l’azione più eroica che si può fare all’inferno è conservare la propria umanità.
Ed è qui che s’innesta il secondo poema di Bonelli dal titolo “Le Virtù” e che parte proprio citando “Se questo è un uomo” di Primo Levi, per passare in rassegna le figure dei tanti che nel campo di sterminio o nei gulag hanno deciso di non ridursi a semplici numeri. E’ un elenco che comincia con un trio di scrittori: Primo Levi, Jean Améry Tadeus Borowski, tutti che hanno conosciuto i campi, tutti morti suicidi, e prosegue molto a lungo, ma del resto anche Omero ricordava schiere di eroi Greci affidandoli ai versi.

La prossima domenica, 25 novembre, la Comunità Ebraica ricorda un Casalese che ha fatto la storia della città in tutti i sensi: Idro Grignolio, attraverso il volume che gli ha dedicato Paolo Testa sui Personaggi della Comunità Israelitica casalese.