Amore e responsabilità

valentina di palmaSecondo il targum aramaico di Shir HaShirim, dieci sono i canti intonati dall’uomo al Signore sin dalla creazione, nono dei quali appunto il Cantico dei Cantici, ‘ispirato da spirito profetico davanti al Signore del Mondo, HaShem’, intonato da re Salomone nel momento in cui collocò l’Aron nel Kodesh HaKodashim del Bet HaMikdash, il luogo più sacro ed intimo del Tempio. Il re, in ottemperanza a quanto indicato in Tehillim 149,1 (‘cantate all’Eterno un cantico nuovo’), agì dunque ispirato da amore puro e profondo per il Signore. Primo delle cinque meghillot, il Cantico dei Cantici è, insieme agli altri quattro testi, una meghillà appunto, un rotolo, e non un sefer (libro), ad indicare che ha insieme agli altri quattro delle caratteristiche specifiche comuni, come ha sottolineato Amos Luzzatto (Una lettura ebraica del Cantico dei Cantici, Giuntina 1997, p. 15).
Tutti e cinque i rotoli sembrano toccare il tema dell’amore: adolescenziale quello di una giovinetta per il suo amato in Shir HaShirim; maturo quello di una giovane vedova per la suocera e la sua identità familiare in Ruth; l’amore per la patria perduta ed il dolore dell’esilio dopo la distruzione portata dalla guerra nella meghillat Echà; la consapevolezza della vanità dell’edonismo cercato in gioventù ed il rifugio nel Signore per l’anziana voce narrante di Qoelet; infine l’amore per il Popolo d’Israele in Ester. Il filo tematico dell’amore sembra suggerire una lettura allegorica cronologica per i cinque rotoli, i quali possono essere letti singolarmente ma che trovano coerenza interpretativa se analizzati in sequenza: dall’amore ancora immaturo per l’Eterno, a quello pieno di chi è consapevole che l’amore pieno e vero si può esplicare sono all’interno della collettività.
Non sappiamo a cosa fosse dovuta la scelta di comporre il testo in chiave allegorica (anche se non tutti concordano con tale interpretazione, ad esempio Rav Dante Lattes z.tz.l., Il Cantico dei Cantici di Re Salomone, Unione delle Comunità Israelitiche Italiane 1965 ), ma spesso nella Bibbia sono usate metafore per descrivere la speciale relazione tra il Signore ed Israel, soprattutto nei Profeti, come mezzo esplicativo di approfondimento piuttosto che di mera spiegazione.
Qui viene così raccontato l’amore giovanile di una pastorella per indicare invece l’amore di Israel per il Signore e, come rammenta ancora Luzzatto, la narrazione allegorica e ciò che è sotteso debbono entrambe condividere la stessa natura: ne consegue che non solo l’amore tra Israel ed il Signore è sacro, ma altrettanto lo è quello tra esseri umani. Momento chiave del rapporto è la nascita del Popolo, che avviene con la fine della schiavitù d’Egitto. Uscendo da Mitzraim e andando verso la libertà e verso il dono della Torà, Am Israel si forma ed acquista consapevolezza ed identità. Come dire che il vero amore può nascere solo conoscendo la propria origine e sviluppando il rapporto con l’altro in un contesto di cognizione morale di libertà – dal pregiudizio, dalla paura, dall’oppressione, dalle abitudini.
Questo amore può essere davvero pieno solo in un mondo di aspirazione edenica, in cui l’uomo cerchi di vivere in armonia e rispetto con il creato intero – e cosa è segno maggiore di amore da parte dell’Eterno, se non creare il mondo? L’uomo, dopo aver completato la creazione con l’onore di poter nominare il creato, ha l’obbligo di mantenerlo florido e rigoglioso, di non distruggere la natura – ed anzi Israel ha la responsabilità di far prosperare la terra (‘Quando entrerete nel Paese e pianterete ogni specie di albero’, Vaikrà 19, 23). Viceversa, chi non rispetta gli altri secondo quanto dice la sesta parola (non uccidere, non mortificare l’umanità che il Signore ci ha dato), chi non onorerà l’ospite e lo straniero e con essi la propria umanità, sarà spazzato via, come accade agli abitanti di Sedom e delle altre città peccatrici.
Saranno le meghillot successive a sviluppare altri aspetti di questo amore sino all’ultima, Ester, in cui l’amore è completo perché responsabile: Ester è disposta a donare tutto quanto possiede, anche la vita, per il Popolo, così come ogni ebreo dovrebbe sentirsi responsabile nei confronti di tutti gli altri – ed ogni membro della coppia nei confronti dell’altro, in una relazione non basata sul dominio ed il controllo, ma sulla lealtà e sull’amore suggellati dal patto del matrimonio.

Sara Valentina Di Palma