Roma, la ferita e la reazione
Memoria ferita a Roma, dove la rimozione di 20 pietre d’inciampo in ricordo dei membri delle famiglie Di Consiglio e Di Castro trucidati dalla Shoah ha suscitato l’indignazione di istituzioni, mondo ebraico, tanti comuni cittadini. In centinaia hanno partecipato a un presidio convocato dall’associazione Arte in Memoria con il sostegno di UCEI e Comunità ebraica romana. In via Madonna de’ Monti, al civico 82, una folla silenziosa si è ritrovata per dire no allo sfregio di ricordo e consapevolezza. Venti buchi neri dove prima c’erano venti pietre, poste nel 2012 dall’artista tedesco Gunter Demnig e rimosse da ignoti su cui gli inquirenti stanno indagando. Un vuoto, ha sottolineato la presidente di Arte in Memoria Adachiara Zevi, che sarà presto colmato. Insieme alle nuove “stolpersteine” che saranno poste nella Capitale tra il 15 e il 16 gennaio e il ritorno della Biennale di arte contemporanea sulla Memoria alla sinagoga di Ostia Antica, prevista per il giorno 20. Nuovi impegni e nuove apposizioni per la Memoria consapevole.
“Il furto delle pietre d’inciampo deve suonare come un forte campanello d’allarme per le coscienze di tutti gli italiani. L’indifferenza è già stata complice degli orrori dell’Olocausto, l’indifferenza non può più avere diritto di cittadinanza nell’Italia e nel mondo di oggi” sottolinea l’ambasciatore Sandro De Bernardin, presidente della International Holocaust Remembrance Alliance. “Esso – prosegue il diplomatico – ci conferma che i tentativi di rimuovere la memoria dell’Olocausto sono un pericolo ben definito e incombente. Esso impegna tutti, i cittadini e le autorità che li rappresentano, a reagire non solo con lo sdegno, ma anche moltiplicando l’impegno a tutela della memoria non solo per onorare le vittime di ieri, ma anche per scongiurare il ritorno del clima che allora rese possibile scivolare poco a poco nella disumanità.”
(11 dicembre 2018)