Dopo la visita di Salvini a Gerusalemme
“Italia-Israele, rapporto vivo”
La Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni ha emesso la seguente nota riguardo agli avvenimenti degli ultimi giorni:
Questa settimana è iniziata con una bellissima giornata di domenica trascorsa assieme alla Comunità di Merano con la quale abbiamo festeggiato l’accensione dell’ottava candela di Chanukkah. Questa Comunità, pur piccolissima nella sua consistenza numerica, è un piccolo brillante che illumina un’intera regione e rende partecipi tantissime realtà locali, persone e ospiti da ogni parte del mondo, delle attività e tradizioni che tenacemente continua a preservare, trasformano, in un bellissimo centro di accoglienza, di cultura e di lingua ebraica, un edificio di cui ha completato la ristrutturazione da poco, raccontando la sua storia nel museo situato nel complesso sinagogale, programmando il suo futuro con nuove iniziative. Con le proprie capacità progettuali e finanziarie. Questa è una comunità viva che con il suo particolare posizionamento di confine ha portato i sapori, le usanze e i riti della tradizione ashkenazita nell’Italia intera. Con i membri della Comunità, immersi da molti anni una realtà politica che pone sfide non facili, di avvicendamenti di governi locali di destra, e che al contempo si presenta come territorio di convivenza tra diverse fedi e minoranze, abbiamo affrontato, tra gli altri temi approfonditi, anche il tema del viaggio in Israele in occasione della visita del ministro Salvini.
Chiaro è emerso anche nel corso dell’incontro con gli altri rappresentanti di Giunta e delle Comunità di Roma e Milano che questa visita era un evento importante – per l’Italia come Paese, per Israele e per gli ebrei italiani legati ad Israele con le ripercussioni che i temi della sua considerazione internazionale pongono e per il rapporto inscindibile con gli ebrei italiani che hanno scelto negli anni di viverci e fare l’aliyah.
L’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane è l’ente che rappresenta l’ebraismo italiano dinanzi alle istituzioni italiane e quel che oggi accade in Israele, sui suoi confini, nei relativi centri di ricerche, innovazione e imprenditoria o nelle diverse organizzazioni internazionali cui Israele partecipa assieme all’Italia, è parte del nostro vissuto e in quanto tale doveroso è il nostro confronto con gli esponenti delle nostre istituzioni e in questo caso di governo.
Il ministro Salvini ha visitato il confine con il Libano e potuto quanto “maturato” in questi mesi ad opera di Hezbollah. Bene che abbia potuto vedere con i propri occhi quanto sta avvenendo nel sottosuolo sotto agli occhi delle forze internazionali e rendersi conto di quel che è semplice, incontestabile verità.
Con l’arrivo a Gerusalemme ho avuto modo assieme alla comunità degli Italkim di accogliere la delegazione del ministro Salvini, in visita alla sinagoga e al museo. È stato importante assieme a loro ribadire e rappresentare il legame tra patria nativa patria dei padri e di come la cultura italiana abbia trovato in Israele una patria adottiva che la preserva e custodisce, che ne prosegue le tradizioni e che ha dato il suo miglior contributo allo sviluppo del paese in ogni possibile ambito.
Nel corso della visita al Kotel ho tenuto a mettere in evidenza come quello spazio sia uno spazio che ospita ed accoglie, oltre agli ebrei che si recano e pregare e festeggiare, anche pellegrini e credenti di ogni fede, mentre la porticina che si vede appena si alza lo sguardo – quella dei Mugrabim – che dovrebbe fare accedere i fedeli non musulmani è chiusa e solo in determinati momenti è possibile accedere per pregare sulla spianata. Dov’è allora la limitazione alla libertà di religione? Nel Kotel o sopra? E considerato quel che accade intorno a noi e proprio nelle ore e nelle giornate della visita non possiamo che citare le note parole di Gamzu: “Ci sono pietre con un cuore umano e uomini con cuore di pietra”.
Le affermazioni del ministro relative alla sicurezza di Israele, alla qualificazione di Hezbollah come gruppo terroristico, alla partigianeria delle organizzazioni internazionali e dell’Unione europee nei confronti dei palestinesi, così come per i fondi investiti in modo “distratto” nei territori, sono state ribadite nel corso della conferenza stampa.
Il punto è proprio questo. Tutto quanto ribadito nei confronti di Israele sono, a mio avviso, dichiarazioni importanti che come abbiamo potuto vedere non lo hanno lasciato indenne da critiche sia da parte di alleati di governo sia dei suoi diretti sostenitori.
Ma per noi ebrei che viviamo in Italia e per le comunità italiane che mantengono viva la tradizione e la vita ebraica, che desideriamo fare comprendere che la cultura ebraica è parte integrante di quella italiana, che per questo Paese i nostri nonni o bisnonni hanno combattuto e partecipato alla ricostruzione e allo sviluppo dello stesso, questo non è sufficiente. Perché anche qui in Italia vi sono fenomeni e situazioni preoccupanti che vanno ben compresi e progetti per il futuro da condividere.
In particolare all’uscita dalla visita da Yad Vashem ho ribadito che l’antisemitismo non è solo quello di matrice islamista-terrorista-importato da oltre confine, ma anche quello che si radica qui tra italiani stessi che sono assoldati dall’Isis in cerca di una perché della loro vita, e non è solo quello che usa le armi per uccidere. L’antisemitismo è anche quello del BDS e delle associazioni che si proclamano propalestinesi promuovendo in ambito universitario la denigrazione di Israele e la distorsione della scienza, rimettendo ancora una volta l’accademia al servizio dell’odio. E l’odio verso Israele infiamma anche l’odio verso gli ebrei. È antisemitismo – e non va sottovalutato affatto – quello delle estreme destre e dei gruppi neo fascisti nostalgici o innovatori che siano non vanno sottovalutati. È antisemitismo il deplorevole atto avvenuto nella notte del 10 dicembre – le pietre d’inciampo divelte con cura e chiara volontà di cancellare la memoria di quanto avvenuto nel nostro Paese negli anni 1938-1945. Ma anche molto prima, e anche molto dopo.
Su ciascuno di questi tre fronti vanno prese opportune misure, anche rafforzando l’aspetto legislativo, anche la repressione, anche il ruolo della magistratura, anche quello del suo partito.
Altro punto messo in evidenza e proprio perché ci trovavamo all’uscita dal percorso stremante di Yad Vashhem: la narrativa che si sta affermando in diversi Paesi di attribuire le responsabilità della Shoah alla Germania e ai soli nazisti presentando il proprio paese come invaso e impotente e promuovendo oggi un nuovo culto della memoria, travisa e distorce la realtà e si traduce in forma subdola di negazionismo. La Shoah è anche responsabilità dei singoli Paesi europei – ciascuno ha la sua – noi abbiamo il fascismo e l’indifferenza degli italiani. Non si può non conoscere, non si può minimizzare, non si può nuovamente ammirare.
Esiste anche un intero mondo di ebraismo italiano istituzionale, che ha oltre 25.000 persone con idee diverse per i quali non potrei scrivere nessuna lettera ma di cui posso sì ribadire le preoccupazioni sui temi umanitari, sulle alleanze che portano alla radicalizzazione, che esistono comunità che interagiscono con il territorio e progetti che portiamo avanti con i diversi ministeri e istituzioni e con la presidenza del consiglio. L’UCEI è un soggetto che esige da tutti impegno coerente, investimenti in cultura e stabilità, ad ampio raggio, condividendo questo spazio con altre religioni e altre minoranze.
Ciascuno deve sentire il dovere di visitare Auschwitz e Gerusalemme e capire che questi due luoghi sono legati da un filo che oggi è quello della vita e dell’affermazione del popolo ebraico come popolo libero, che desidera la pace. Solo dopo aver visto con i propri occhi si può esprimere un giudizio.
All’indomani della visita ci siamo trovati ancora una volta a constatare l’efferatezza dell’odio – l’attacco ai soldati nella città vecchia, l’assassinio premeditato dei due soldati z’l. L’elogio agli assassini da parte dell’autorità palestinese. Allora ci attendiamo che le parole di riconoscimento della matrice terroristica siano poi tradotte in coerente agire e coerente votare alle prossime assise internazionali ed europee.
Non ho illusioni che si possa in una visita istituzionale di due giorni affrontare la complessità di tutti i temi esistenziali toccati con mano in questi giorni, ma la speranza che possa essere un punto di riferimento per una compagine governativa che desidera cambiare l’Italia.
Con questi pensieri mi avvio alle prossime giornate e in particolare alla domenica che ci attende a Vercelli con la celebrazione del 140° anno dalla edificazione della sinagoga a riprova della capacità di resilienza delle nostre comunità e capacità di continuare a tramandare le rispettive tradizioni e affermando il concetto che il popolo di Israele è vivo ed eterno. Sarà questa un’occasione di studio e di incontro con i membri di questa Comunità e della sezione di Biella che custodisce il più antico Sefer Torah del mondo.
(14 dicembre 2018)