Simcha Rotem (1924-2018)

rassegnaSimcha “Kazik” Rotem, l’ultimo sopravvissuto alla Rivolta del Ghetto di Varsavia del 1943, è morto a Gerusalemme all’età di 94 anni. Lo annuncia una nota della presidenza della Repubblica israeliana. Il presidente d’Israele Reuven Rivlin e il premier Bejamin Netanyahu hanno entrambi reso omaggio a Rotem, ricordandone la sua “storia di eroismo” nella lotta contro i nazisti. “Aiutò a salvare la vita di decine di combattenti”, ha ricordato Rivlin nel suo messaggio di condoglianze.

Liliana, in prima fila contro l’odio. “Quando sono arrivata in Senato mi son detta che volevo fare qualcosa di buono, così ho presentato il Disegno di legge contro l’ “Hatespeech”. Ho orrore della violenza in sé, non solo perché l’ho provata sulla mia pelle e l’ho vista attorno a me, ma perché sento che è un fenomeno montante. La violenza dilaga a tutti i livelli, dal più basso al più alto, e questo propagarsi mi fa molta paura. Si deve cominciare a combattere la parola violenza e la parola violenta così come i fatti violenti. La gente non si frena più, si esprime con termini assolutamente inadatti all’accaduto, l’umanità odia l’umanità. Ma come si può? E pensare che io ho raccontato la mia esperienza sempre senza odio né vendetta”. Così la senatrice a vita Liliana Segre in una lunga e approfondita intervista rilasciata al Sole 24 Ore.

Roma, i conti non tornano. Su Repubblica l’economista Roberto Perotti, professore ordinario all’Università Bocconi, analizza alcuni elementi principali della legge di bilancio per il 2019, approvata ieri al Senato. “I conti non tornavano prima e continuano a non tornare, e le conseguenze saranno pesanti”, afferma Perotti che prevede il fallimento delle promesse dell’attuale governo. “Per distogliere l’attenzione dal tradimento delle attese e dalla loro incapacità di far fronte alla recessione imminente, i partiti di governo e i loro ispiratori – l’allarme dell’economista – alzeranno il tiro sui soliti colpevoli: l’Europa, Draghi, la finanza internazionale, il gruppo Bilderberg, i banchieri ebrei, i tecnici del ministero, le manine, gli immigrati, le scie chimiche, gli alieni, etc. etc. Prepariamoci a un’altra ondata di caccia all’untore”.

Budapest, generazione anti-Orban. “Orbán sta ricostruendo con un certo successo, nonostante le contestazioni, una specie di spazio austro-ungarico nel cuore dell’Europa. Un impero? Sì, ma senza un vero imperatore e senza la borghesia ebraica come fu quella della fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, insofferente ai limiti di status, ansiosa di abbattere i vecchi pregiudizi e idiomi; e senza gli artisti che pensavano di essere agenti dell’avvenire nel presente”, scrive Wlodek Goldkorn, in un reportage su L’Espresso, raccontando l’Ungheria di Orban e soprattuto la generazione di 30 – 40enni che non credono alla sua narrazione imperiale e contadina.

Sempre meno gilet per le strade francesi. Da quando è cominciata la protesta dei gilet gialli, la partecipazione alle manifestazioni è continuamente calata e la giornata di ieri non fa eccezione: solo 38 mila in tutta la Francia contro i 66 mila del sabato precedente, e gli oltre 280 mila del 17 novembre. Tra gli irriducibili, i più violenti e antisemiti, come quelli che a Montmartre, racconta il Corriere, hanno messo in scena la ‘quenelle’, inventata “dall’ex comico antisemita Dieudonné per alludere al saluto nazista prendendosi gioco degli ebrei e della Shoah”.

La definizione di genocidio. 19 dicembre 1948, contestualmente alla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, l’Assemblea generale dell’Onu approvava anche la Convenzione per la prevenzione e la repressione del genocidio. A coniare quel termine fu il giurista Raphael Lemkin, ebreo polacco scampato alla Shoah. Lo ricorda il Corriere Lettura che sottolinea come Lemkin denunciò come genocidio Holodomor, la brutale carestia che affamò l’uCraina per volere di Stalin.

Ludwig Pollak, il grande archeologo dimenticato. Una mostra al Museo Barracco e al Museo Ebraico di Roma è dedicata al grande archeologo Ludwig Pollak che influenzò il mercato artistico romano e che fu assassinato nei campi nazisti. A dipingere un quadro di questa grande personalità, il Domenicale del Sole.

Fine vita ed ebraismo. “Per l’ebraismo la vita è un dono e l’uomo non può disporne a suo piacimento e anche quando ci si venga a trovare di fronte a drammi nessuno può ergersi a giudice di vita e di morte, neanche la persona stessa”, spiega su La Verità il medico Luciano Bassani, parlando di fine vita. “Il problema fondamentale è stabilire il momento della morte di una persona perché non solo non si pub accelerarla, ma bisogna anche aiutare a vivere, crescere e migliorare l’ esistenza della persona e qui nasce il problema dell’accanimento terapeutico. È importante secondo la tradizione ebraica distinguere tra quello che mantiene in vita in modo artificiale e impedisce di morire e quello che accelera la fine della vita”.

Salvini e Israele. Secondo il Tempo il ministro dell’Interno e vicepremier Matteo Salvini avrebbe “stregato Netanyahu” e sarebbe pronto a riconoscere Gerusalemme come capitale d’Israele.

Il sindaco Sala. Lunga intervista rilasciata a L’Espresso da parte del sindaco di Milano Giuseppe Sala. Dalla politica alle questioni più personali, Sala tocca diversi aspetti della sua vita tra cui la lotta contro il cancro. “Veronesi mi ha guarito, mentre il mio analista mi ha accompagnato a riprendere il gusto della vita. Era un tipo particolare, fuori dagli schemi”, racconta Sala, parlando dell’analista: “un ebreo cileno, anche sociologo, che forse non aveva tutti gli strumenti scientifici regolari, ma era dotato di grande umanità. Una notte in cui ero quasi sopraffatto dalla disperazione, mi ha tenuto al telefono fino quasi a ipnotizzarmi e a farmi addormentare. Consiglierei a chiunque di farsi aiutare in momenti di necessità. Io sono uscito dall’esperienza della malattia profondamente cambiato. Prima ero granitico nelle mie certezze e vedevo la vita come una linea retta”.

Le aspirazioni di Odessa. Una città divisa tra chi guarda all’Europa e chi alla Russia: a raccontare la realtà di Odessa, Lorenzo Cremonesi in un reportage su Corriere Lettura. “C’è la guerra guerreggiata e c’è l’altra guerra: culturale, identitaria e linguistica. Si combatte soprattutto qui, sul confine meridionale dell’ex Impero zarista e poi sovietico, tra i militanti filo-russi e quelli nazionalisti”, racconta Cremonesi, che ripercorre la storia di Odessa attraverso diverse voci contrapposte e ricorda l’importanza dell’anima ebraica per questa città.

Segnalibro. La maledizione dei nazisti presenti ovunque. È il tema al centro del racconto di Isaac Bashevis Singer Nemici. Una storia d’amore (traduzione di Marina Morpurgo, a cura di Elisabetta Zevi, Adelphi) presentato oggi da Giulio Busi sul Domenicale del Sole 24 Ore. Del volume Ai lati opposti delle barricate. Corrispondenza e scritti 1948-1987 (in Italia uscito per Adelphi), che raccoglie il confronto epistolare tra Jacob Taubes e Carl Schimtt parla invece Donatella Di Cesare su La Lettura del Corriere.

Il documentario su Perlasca. Intervistato dalla Gazzetta dello Sport il comico e imitatore Ubaldo Pantani racconta come tra i suoi prossimi progetti – dopo lo spettacolo dedicato a Bartali – ci sarà un documentario di Rai 2 dedicato a Perlasca in occasione del Giorno della Memoria.

Daniel Reichel twitter @dreichelmoked