milah…

“Un uomo della tribù di Levi andò e sposò una ragazza della stessa tribù. La donna rimase gravida e generò un figlio. Ella vide che era buono e lo tenne nascosto per tre mesi” (Esodo2, 1-2). Così la Torà descrive le circostanze della nascita di Mosè, mentre i figli d’Israele erano schiacciati dalla schiavitù imposta dal faraone e minacciati di sterminio dal suo decreto di annegare nel Nilo i bambini maschi del popolo ebraico. Il midrash (Talmud B. Sotà 12 a) propone diverse interpretazioni su come possiamo intendere l’espressione “Vide che era buono”, una di queste ci dice che Mosè nacque già circonciso; questo midrash interpreta la condizione nascita di Mosè già circonciso come indice di una particolare completezza di natura che il futuro profeta possedeva fin dal suo venire alla luce del mondo, segno premonitore della straordinaria missione che il Signore gli avrebbe un giorno affidato. Da questo insegnamento dei Maestri risulta evidente come la circoncisione – Berit Milah – sia interpretata nel pensiero ebraico in modo diametralmente opposto a quello del sentire occidentale: non come una menomazione, bensì come segno di completamento del corpo in cui viene armonizzandosi l’elemento fisico con la componente spirituale. Il significato della circoncisione come perfezionamento dell’uomo ebreo spicca dal testo della Torah nel momento stesso in cui questa viene per la prima volta prescritta dal Signore ad Abramo “L’Eterno apparve ad Abramo e gli disse – Io sono il Signore procedi dinnanzi a Me e (tramite la circoncisione) diventa perfetto” (Genesi 17,1). Attraverso il segno della circoncisione il patriarca potrà portare compimento la propria crescita spirituale, analogamente questo atto indica all’ebreo come tutta la propria vita debba essere impostata nel segno di un continuo processo di crescita, che porti la natura del corpo ad integrarsi con le finalità spirituali che il Signore ci indica. Considerando ancora il riferimento al patriarca Abramo, è particolarmente notevole il fatto che, contestualmente al comandamento della circoncisione, il Signore modifica il nome del patriarca da Avram ad Avraham, intendendo con ciò sottolineare proprio la sua missione universale: “Non ti chiamerai più con il tuo nome di Avram, ma il tuo nome sarà Avraham, perché ti ho costituito come padre di una moltitudine di popoli”(Ge. 17,5). La circoncisione diviene dunque paradigma della diversità, di comportamenti, valori e punti di vista che in molti aspetti della vita caratterizzano l’ebraismo rispetto a prassi e concezioni diffuse nel mondo; al tempo stesso è proprio la circoncisione ad esemplificare all’ebreo, attraverso l’esplicito richiamo al patriarca Abramo che essa racchiude, il senso di impegno e responsabilità verso l’intera umanità con il quale intendere la propria vita.

Giuseppe Momigliano