Essere chi siamo
‘Un giorno saremo liberi di essere chi siamo davvero e di amare chi vogliamo’, dice nel film “La battaglia dei sessi” lo stilista alla dubbiosa tennista Billy J. King, la quale non riesce a gioire appieno della vittoria sul tracotante e sessista Bobby Riggs.
La sportiva ha appena mostrato sì che le atlete possono valere quanto e più degli atleti uomini, ma vede probabilmente che tanta strada ancora resta da percorrere, in questo come nell’affermazione della propria sessualità, per una giovane donna che ha da poco scoperto di essere bisessuale e non sa come maneggiare la cosa. Nella vita poi la King affronterà anche questo, divorziando dal marito ed accompagnandosi alla collega Ilana Kloss, ebrea sudafricana.
Un giorno quando, mi interrogo scorrendo i titoli dei quotidiani che, tra un consiglio sulla temperatura cui servire i pandori natalizi ed un dibattito su come proteggersi al meglio dal freddo, registrano più o meno distrattamente continui episodi di femminicidio. Le due ragazze scandinave brutalmente assassinate in Marocco? Se poi alla violenza contro le donne si unisce il sospetto di terrorismo, la reticenza aumenta.
Non vedo un reale progresso di civiltà, al momento, ma forse a rendermi pessimista sarà l’aver appena scoperto l’esistenza dei cosiddetti terrapiattisti che hanno fatto propria la madre di tutte le teorie complottiste? Perché non riproporre dunque anche quest’anno il trito argomento di un triste Natale a Betlemme contesa tra israeliani e palestinesi? Più semplice che ricordare come progressivamente Hamas stia intimidendo i palestinesi cristiani, islamizzandoli – del resto, già un anno fa il sindaco musulmano di Nazareth aveva vietato i festeggiamenti natalizi. Questo Natale non c’è solo Hamas: pare che anche l’ala militare dei comitati di resistenza popolare palestinesi, il terzo gruppo terroristico dopo Hamas e Jihad islamica, abbia diffuso a Gaza volantini che intimano di non celebrare il Natale.
Come essere noi stessi, penso durante un concerto (natalizio, non c’è dubbio) scolastico, mentre il giovane presentatore che introduce i brani suonati con il flauto dolce ricorda come la musica dovrebbe far crollare i muri d’odio come le trombe degli israeliti hanno fatto crollare le mura di Gerico. Bene penso, sarà un concerto natalizio, ma un po’ di noi c’è anche qui. Suonano White Christmas, ed ecco un altro po’ di ebreitudine, se l’ha composta il figlio di un chazan forse posso non dimenarmi sulla sedia. Perché ostinarsi a parlare di vacanze invernali, come fossero lo specchio di quelle estive: sotto sotto sappiamo tutti che sono generalmente note come vacanze di Natale. Ma non si dice, non sta bene, come meglio è sorvolare sul fatto che le lezioni di Talmud Torah sono sospese, e la madre (stavolta non sono io davvero) che ora avanza perplessità sul non fare lezione di mercoledì 26 dicembre, che è un giorno come un altro, non riceve risposta alcuna. Ancora non ho capito quando saremo liberi di essere chi siamo. E neppure veramente, chi siamo.
Sara Valentina Di Palma