giudici…

Se non ci fossero i giudici non correggeremmo i nostri errori. D’altronde in assenza di persone che ci incoraggiano richiamando i valori della nostra interiorità, potremmo finire per pensare che chi ha peccato è perduto definitivamente. Di più. Le due forze non sono separate fra loro. Il Giudizio (Din) può raggiungere il suo obiettivo solo se è radicato nell’Amore (Chessed, Rachamim) per la nostra interiorità. Quando la Torah ci comanda “Rimprovera il tuo prossimo, affinché non porti su di lui il peccato” (Wayqrà 19,17), significa non fargli sentire come se il peccato fosse parte integrante della sua personalità. Il rimprovero deve essere condotto in modo tale da portare il peccatore a pensare che la trasgressione è estranea al suo carattere e che non può essere oggetto del suo desiderio. Solo così egli si sentirà sospinto sulla via della riparazione e della Teshuvah.

Alberto Moshe Somekh, rabbino