“Stimolo alla complessità”

“Uno studio serio della Kabbalah può arricchire la comprensione del quadro complesso di una cultura, come si è sviluppata in Europa, nonché facilitare una migliore conoscenza della capacità creativa di una minoranza, che potrebbe arricchire la cultura della maggioranza”. Parola del più illustre studioso in materia: Moshe Idel. Nato in Romania nel 1947, emigrato in Israele nel 1963, successore (e critico) di Gershom Scholem. Una mente brillante, sempre pronta ad esporsi. “Quando incontrai per la prima volta Scholem ha raccontato a Pagine Ebraiche, intervistato da Ada Treves io ero giovanissimo. Gli esposi alcune mie osservazioni su suoi testi di epoche diverse che a me parevano essere in contraddizione fra loro. Lui fu molto secco ma si fece lasciare i miei appunti e qualche giorno dopo ricevetti una dettagliatissima risposta. Concludeva la sua lettera con una frase che non ho mai dimenticato, un insegnamento che cerco tuttora di seguire. Mi scrisse: ‘Benedetto colui che ti aiuta a correggere i tuoi errori invece di scagliarteli contro’”. Nel corso del convegno “L’eredità di Salomone. La magia ebraica in Italia e nel Mediterraneo” organizzato nel 2015 dal Meis, il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara in collaborazione con il Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Bologna e con l’Associazione Italiana per lo Studio del Giudaismo (Aisg), Idel aveva ricordato l’intensità e il valore degli studi italiani sulla Kabbalah attraverso i secoli. Un patrimonio che sta tornando d’attualità, come rilevava lo stesso in considerazione della significativa presenza di studiosi e addetti ai lavori alla conferenza pur in assenza di una vera e propria scuola di studi. “La Kabbalah è senza dubbio una Tradizione, come tale ci viene tramandata e dunque va studiata col dovuto rigore. Cosa che il messaggio di Idel non ci esime dal reinterpretarla depurandola dalle distorsioni di chi ci ha preceduto”. Alle spalle una lunga tradizione costellata di tracce e suggestioni. “Il misticismo ebraico spiegava a Pagine Ebraiche compare già nelle letterature della tarda antichità, secoli prima della nascita della kabalah. Ci sono anche altre forme di misticismo ebraico che non fanno parte della Kabbalah, per esempio la letteratura Hasidei Ashkenazi, e ci sono stati gruppi di ebrei influenzati dal misticismo Sufi, soprattutto in Egitto e in Siria nel XIII e XIV secolo. La Kabbalah ha portato a una varietà di approcci spirituali ai rituali ebraici e ha creato nuove forme di teologia che hanno permesso l’interazione tra gli ebrei e Dio”. Tra questi la Kabbalah estatica, forse quella che più affascina chi vi si avvicina. Ma quanto era veramente diffusa allora? “Non è una risposta semplice proseguiva Idel bisogna ovviamente fare delle distinzioni a seconda della regione e del periodo di cui si parla. Per quanto riguarda l’Italia, dal XIII secolo al Rinascimento, fu senz’altro la più studiata e praticata. Nel mondo dei kabalisti gli insegnamenti di Abulafia furono i più seguiti. Abulafia scrisse moltissimo, e i suoi manoscritti mostravano una via per raggiungere un’esperienza profetica, erano in qualche modo delle tecniche personalizzate per i molti allievi che ebbe”. E per quanto riguarda Idel: quanto è stata forte la tentazione dell’esperienza mistica? “Me lo hanno chiesto in tanti, ma io sono solo uno studioso. Scholem da giovane, ne parla nella sua autobiografia, ha usato alcune delle tecniche che studiava, proprio per avvicinarsi più profondamente alla Kabbalah. Non è un caso che poi sia arrivato ad elevarla a sistema di pensiero ebraico, da porre in contrapposizione ai sistemi filosofici organici proposti da Kant e da Hegel. Non mi ritrovo in questa scelta: per me la Kabbalah identifica, anzi è, una maniera di vivere. Ritengo che il ritmo della vita sia ben più significativo delle idee, non è affatto necessario andare a cercare delle contrapposizioni filosofiche”.

Dossier Kabbalah, Pagine Ebraiche Dicembre 2018