“Unesco, pregiudizio radicato”
Lasciano Usa e Israele

Dalle parole si è oggi passati ai fatti: tra poche ore Israele e Stati Uniti non saranno più membri dell’Unesco, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura.
Annunciata diversi mesi fa, questa misura estrema è la strada scelta da entrambi i paesi per protestare contro il proliferare di iniziative e risoluzioni ostili a Israele. Un problema particolarmente intensificatosi negli ultimi due anni, da quando cioè l’Autorità nazionale palestinese e gli Stati arabi (con astensione tra gli altri dell’Italia) sono riusciti a far passare una risoluzione in cui sono state negate le radici ebraiche di Gerusalemme e di alcuni suoi luoghi sacri (tra cui il Muro Occidentale). Il più significativo ma non l’ultimo degli inciampi diplomatici tra l’Unesco e i rappresentanti dei due paesi.
“Dal 2009 ad oggi, all’Unesco sono state approvate 71 risoluzioni di condanna di Israele. E due sole che riguardavano tutti gli altri Paesi messi insieme. In poche parole, una vergogna” ha recentemente affermato il Primo ministro Benjamin Netanyahu.
La mediazione, in questi ultimi mesi, è stata intensa. Ma i tentativi di ricomposizione promossi in prima persona dalla direttrice generale Audrey Azoulay, in carica dal novembre del 2017, sembrano non aver sortito l’effetto sperato. E neanche i nuovi impegni contro l’antisemitismo segnati dalla pubblicazione, nel giugno scorso, di una guida rivolta a insegnanti ed educatori. Iniziativa presentata in pompa magna, alla presenza del segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres e di diversi capi di Stato.
Un’assenza, tra le altre, a spiccare: quella del premier Netanyahu.

(31 dicembre 2018)