…Memoria

Fra le iniziative pubbliche per riflettere sul Giorno della Memoria merita una particolare attenzione il ciclo di incontri promosso a Torino in un’ottica provocatoria dal gruppo “Freedom for Palestine, Boycott Israel”. Si tratta di quattro incontri che, in una prospettiva che si dichiara “Antifascista e Antisionista”, si propone di promuovere una visione distorta della realtà storica che si muove nel medesimo alveo ideologico del negazionismo. I punti nodali sono tre, si fondano su una attualizzazione della vicenda persecutoria e sono proposti in maniera intelligente, se non fosse per il fatto che in tutti e tre i casi si tratta di falsificazione della storia. Primo: equiparazione del nazismo al sionismo, sulla base dei noti contatti avvenuti fra esponenti dell’organizzazione sionistica con i dirigenti nazisti per favorire un flusso migratorio di ebrei tedeschi in Palestina. La storia è assai nota ed è stata oggetto di studio da parte della nuova storiografia israeliana che ha sviluppato un ricco dibattito soprattutto interno alla società israeliana stessa (la cui esistenza viene contestata paradossalmente dagli organizzatori dei seminari come illegittima: per loro Israele è solo una grande macchina di apartheid, un mostro senza volto). Secondo: istituzione di un parallelo fra la fallimentare conferenza di Evian (che non riuscì a trovare una soluzione al problema dei profughi ebrei nel 1938) e le politiche di ostacolo alle migrazioni che vengono perpetrate oggi nel Mediterraneo. Qui il tema è reale, poiché mette in rilievo l’incapacità strutturale dei regimi nazionali di ogni colore nell’affrontare il grave problema dei profughi e della difesa dei diritti fondamentali dell’uomo. Tuttavia è anche insito in questa impostazione il concetto che l’identità unica e profonda dell’ebreo è quella del perseguitato senza patria: manca completamente (perché non funzionale alla retorica antisionista) l’idea che gli ebrei siano una realtà complessa e articolata, non riducibile alla semplicità di uno slogan. Terzo: insistenza sullo studio del Bund, la lega dei lavoratori ebrei socialisti che si rese protagonista di episodi di attiva resistenza antinazista, in particolare nel ghetto di Varsavia, in un’ottica alternativa al nazionalismo del movimento sionista. Nel promuovere questa terza riflessione si omettono tuttavia due elementi fondamentali: innanzitutto il riconoscere che il Bund stesso nacque a Vilnius nel 1897 come risposta dei lavoratori ebrei alla dichiarata ostilità antisemita da parte delle principali organizzazioni sindacali russe e polacche (ops!, un antisemitismo di sinistra…), e in secondo luogo il constatare che il nerbo della resistenza ebraica antinazista era costituito dall’Hashomer Hatzair di Mordechai Anielewicz, una formazione sionista e socialista molto estesa che gli organizzatori dei seminari torinesi preferiscono evitare perché poco funzionale alla loro retorica. Difficile nella loro immagine del mondo mettere insieme sionismo e antifascismo. Tuttavia va detto con forza che il disegno “storico” proposto da questo gruppo di “autoformazione” è a tutti gli effetti una manipolazione della realtà, che non fa bene al Giorno della Memoria e nuoce alla legittima azione politica a favore di una convivenza fra israeliani e palestinesi . Un’operazione, lo ripetiamo, di distorsione delle vicende storiche, che segue lo stesso modello operativo del negazionismo storiografico così caro alle destre neonaziste e neofasciste.

Gadi Luzzatto Voghera, Direttore Fondazione CDEC

(4 gennaio 2019)