…propaganda
Chi lavora coi social lo sa bene: la capacità di diffusione di questi mezzi è molto, molto calata negli ultimi mesi. Esistono account e pagine che vanno molto bene, ma dipende da una serie di fattori come la capacità di costruirsi un pubblico attraverso altri mezzi, la qualità del prodotto che deve avere caratteristiche da emergere rispetto ad altri simili, la notorietà acquisita altrove dei gestori. Insomma, è ben finito il tempo, se mai è esistito, per cui basta un post su Facebook o una scemenza scritta su Twitter per far parlare di sé. È un destino a cui stanno andando incontro anche i politici. È crollo di pubblico anche per Matteo Salvini, a cui sono andate incontro una serie di pagine create ad hoc per rimediare all’emorragia di followers. E basta vedere i dati di Twitter di oggi, dove è bassissimo l’indice di engagement relativo alla campagna per sostenere l’infame politica riguardo alle persone abbandonate in mezzo al mare. Diciamolo chiaramente, è un esito inevitabile: troppa inflazione su questi mezzi. Ad una campagna organizzata dell’uno, ne scattano dieci degli altri. Alla menzogna corrisponde un’altra menzogna ancora più grande. Così i mezzi hanno finito per screditare loro stessi. Ciò non significa che si concluderà l’era social, solo che è finito l’effetto novità e che aziende e professionisti della propaganda dovranno inventarsi qualcosa di nuovo in breve tempo.
Davide Assael, ricercatore