Bernard-Henri Lévy: “In tour contro chi distruggerà l’Europa”
“L’Europa sta morendo, il populismo sta vincendo. E ho deciso di fare tutto quello che è in mio potere per impedire tutto questo, per consegnare un’Europa diversa alle future generazioni”. Con questo obiettivo in testa, il filosofo e intellettuale francese Bernard-Henri Lévy lancia da Milano la sua pièce teatrale itinerante Looking for Europe: dal capoluogo milanese fino a Danzica, Lévy porterà in scena uno spettacolo di denuncia contro la deriva politica europea. Prima tappa, il 5 marzo al Teatro Franco Parenti da dove il filosofo ha presentato ufficialmente il progetto, in compagnia della direttrice del teatro Andrée Ruth Shammah e di Maurizio Molinari, direttore de La Stampa, quotidiano per cui Lévy scrive nonché partner dell’iniziativa. “L’Europa sta morendo e tre sono le cause: gli attacchi dall’esterno, come quelli di Trump e Putin; gli attacchi dall’interno di quei populisti che detestano ciò che l’Europa rappresenta ovvero il libero dibattito, la democrazia rappresentativa, la discussione come fondamento democratico e non la figura del capo; e infine sta morendo a causa della nostra rassegnazione. Mi ci metto dentro anch’io: per anni abbiamo creduto che l’Europa si sarebbe fatta automaticamente, abbiamo creduto che il suo destino fosse scritto nella storia”, denuncia Bernard-Henri Lévy, che, interrogato da Pagine Ebraiche, spiega che “Ahimé sì, parlerò anche di antisemitismo nella mia pièce. Non vorrei parlarne perché non è problema mio, ma loro, degli antisemiti. È come una malattia, io sogno che sia curata ma non sono un medico. Eppure ne parlerò per il semplice motivo che l’antisemitismo è tornato ovunque: la situazione nel mio paese è terribile, lo è in Europa e anche negli Stati Uniti le cose non vanno tanto bene”. Saranno 20 le città europee parte del tour e per ciascun paese ci sarà un adattamento. “A Milano parlerò di Italia, di Salvini, di Di Maio, di Conte alla Sorbona ma anche di Calenda, delle posizioni coraggiose di Giuseppe Sala, di Renzi”. Sarà un discorso ovviamente politico, che seguirà le elezioni europee da vicino. “Sarà il mio modo di fare campagna politica per l’Europa”. A chi gli chiede se non teme di parlare a un pubblico già convinto, Lévy risponde che sì “c’è il rischio di parlarsi addosso ma ad essere onesti il mio auspicio è che chiunque venga al mio spettacolo diventi poi ambasciatore del messaggio ce conviene”.
Inoltre la sua è una battaglia “contro la rassegnazione. Contro Salvini e i suoi numeri da circo, contro un governo di fanfaroni e per dare un messaggio ai tanti italiani di destra e di sinistra che si sentono scoraggiati”. Insomma i bersagli del filosofo sono chiari. Ma nello spettacolo ci sarà spazio anche agli omaggi. A un’altra domanda di Pagine Ebraiche su Israele, l’intellettuale francese spiega che anche lì “ci sono le forze populiste, come in tutto il mondo. E nella mia pièce ricorderò un mio amico recentemente scomparso, un grande israeliano, un grande antipopulista, un grande israeliano: Amos Oz, che comparirà nella forma di un fantasma gentile e grazie per la domanda perché era importante per me ricordarlo”.
Daniel Reichel