Oltremare – Tempo di sci
Inverno, tempo di neve e sci, che in Israele significa di solito volare da qualche parte nel nord Italia o comunque oltremare, oppure dare l’arrembaggio all’unico monte che abbiamo che abbia la capacità di innevarsi, il Hermon, quelle poche volte all’anno che lo fa. La salita al Hermon è cosa epica. Non come da noi per le cime maestose che fanno ala quando si sale su in montagna e si guarda i pini carichi di neve e la linea dei duemila metri oltre la quale i pini si fermano e inizia il bianco assoluto. No. In Israele la cosa epica è sempre e comunque, in ogni stagione e in ogni angolo del paese, il traffico. Gente che si sveglia alle tre per mettersi in macchina nella speranza di entrare. Code infinite e abbastanza pazienti – il fine ultimo è divertirsi, portare bambini che in molti casi non hanno mai visto né di certo toccato la neve a rotolarsi sulle discese su quello che noi chiamavamo con affetto “il paciugo”. Dicesi paciugo: quella mistura di neve, sassolini e disgelo che si produce a bordo pista o in un giorno in cui si è alzata improvvisamente la temperatura e gli sci non corrono neanche se gli metti il motore. E quando parlo della speranza di entrare è perché gli impianti del Hermon non solo sono a tre ore di macchina (ingorghi esclusi) dal centro del paese: spesso raggiungono capacità massima abbastanza presto al mattino (come un aereo o uno stadio in overbooking) e chi è partito tardi resta fuori. Per chi riesce ad entrare, la giornata risulta abbastanza simile a quella di una qualunque montagna con ski-lift e occhiali a specchio, salvo ieri, quando dal nulla sono comparse strisce nel cielo e l’Iron Dome ha atterrato missili siriani in arrivo sul Golan. Se qualcuno pensava di vedere il panico è rimasto però malissimo. Selfie, più che altro, come sempre ormai quando l’Iron Dome produce la sua magia. Con tutta la fatica e i chilometri fatti per arrivare a sciare quelle tre ore, mica ci si fa rovinare la giornata dai siriani, no?
Daniela Fubini