La Shoah e la diplomazia italiana
Qualche luce, ma molte ombre

Schermata 2019-01-27 alle 13.17.57Attraverso foto, documenti, filmati, mappe e articoli di giornale, uno sguardo in molti casi inedito su quello che fu l’approccio della diplomazia italiana di fronte alla persecuzione antiebraica operata dal nazifascismo.
Inaugurata quest’oggi alla Casina dei Vallati, la mostra Solo il dovere, oltre il dovere – La diplomazia italiana di fronte alla persecuzione degli ebrei (1938-1943), curata da Sara Berger e Marcello Pezzetti con la consulenza di Federica Onelli e promossa dalla Fondazione Museo della Shoah in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, suscita più di uno spunto di riflessione su questa complessa tematica. Un dato, ha osservato al riguardo Pezzetti, emerge comunque con chiarezza: la nostra diplomazia era al corrente di tutto quel che stava accadendo.
A confermarlo sono i molti documenti esposti, ritrovati presso l’Archivio Storico Diplomatico del Ministero degli Esteri, ma anche una significativa documentazione proveniente dall’United States Holocaust Memorial Museum di Washington, dallo Yad Vashem, dai vari luoghi della Memoria in Europa, dall’Archivio storico-diplomatico tedesco (Politisches Archiv des Auswärtigen Amts), dalla Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano e dalla stessa Fondazione Museo della Shoah di Roma.
“La volontà e la capacità di scongiurare ogni seppur minimo rischio di ritorno di forme di sciagurata analogia con quei tempi oscuri, va fortificata dalla consapevolezza che è possibile seguire la propria coscienza, non avere paura e trovare la forza interiore di reagire e il coraggio di non rassegnarsi al pregiudizio e alla barbarie” scrive nella prefazione del catalogo il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi.
Questo nuovo percorso espositivo si apre con uno sguardo sui cambiamenti avvenuti nel 1938 all’interno del Ministero degli Esteri: dopo la promulgazione delle leggi razziali venne messo in atto un censimento del personale ebraico, seguito a breve dal suo licenziamento, così come si assistette a un adattamento dei suoi funzionari alle posizioni antiebraiche del regime fascista e all’applicazione delle Leggi, soprattutto quelle che colpivano gli ebrei stranieri presenti in Italia con la loro espulsione. Una sezione poi è dedicata al lavoro del personale delle ambasciate, delle legazioni e dei consolati italiani ubicati in tutto il mondo che, a partire dalla metà del 1938, si mise a stilare rapporti sulle diverse reazioni delle opinioni pubbliche alla legislazione antiebraica promulgata in Italia.
La mostra prosegue con un focus sulla posizione della diplomazia italiana di fronte al sistema persecutorio all’estero, suddiviso in due sezioni: una più “panoramica” e una in cui viene approfondito il tema in alcune aree geografiche di particolare interesse.
La prima ha inizio con uno sguardo sulla situazione degli ebrei di tutto il mondo nel 1938 attraverso le risposte date dalla diplomazia italiana a un questionario del Ministero della Cultura Popolare (Minculpop) su tale tema. Si prendono quindi in considerazione i rapporti delle rappresentanze italiane relativi al sistema persecutorio: dalle legislazioni antiebraiche promulgate in vari paesi prima e durante la guerra, alle “arianizzazioni”; dall’obbligo di portare lo Judenstern (la “stella gialla”) o altri segni distintivi, all’introduzione del lavoro forzato. Vengono infine esposti i rapporti più significativi della diplomazia sugli eccidi e sulle deportazioni nei luoghi e campi di sterminio.
La seconda sezione, supportata da mappe realizzate ad hoc per questa esposiizone, è dedicata agli approfondimenti di specifiche aree geografiche e si apre con i rapporti diplomatici sulle persecuzioni degli ebrei nel Reich (Germania, Austria, Protettorato di Boemia e Moravia), dalla notte del Pogrom nel novembre 1938 fino allo sterminio sistematico. Seguono focus sulla Croazia, sulla Francia (con un excursus sul Nord Africa), sui Paesi Bassi, sulla Bulgaria e sulla Grecia.
In questa sezione viene messo in rilievo il rifiuto dei diplomatici – unito a quello di parte dell’esercito –, nella zona di occupazione italiana in Croazia, di consegnare gli ebrei alle forze locali, gli Ustaša, coscienti del fatto che essi sarebbero stati in parte uccisi, in parte poi deportati dai nazisti ad Auschwitz. Viene inoltre evidenziato lo sforzo di alcuni diplomatici di salvare dalle persecuzioni dei diritti prima e delle vite poi gli ebrei italiani residenti all’estero, così come di proteggere quelli inseriti in convogli di locali deportazioni, o il rimpatrio di parte di essi.
In entrambe le sezioni, un particolare rilievo è assegnato al racconto delle vicende biografiche e umane sia dei diplomatici, sia degli ebrei perseguitati attraverso documenti, oggetti e foto, personali e istituzionali.

(27 gennaio 2019)