Controvento – Onore al coraggio
Il 6 marzo ricorre la settima Giornata Europea dei Giusti, una Giornata che è stata decretata nel 2012 dal Parlamento Europeo grazie alla determinazione di Gabriele Nissim, fondatore e presidente di Gariwo – la Foresta dei Giusti, che da vent’anni si impegna per dare un riconoscimento a chi si è opposto alle persecuzioni per motivi di religione, appartenenza etnica, odio nazionalistico.
La ricorrenza verrà celebrata a Milano con un grande concerto al quale parteciperà Antonella Ruggiero, una delle voci più intense e suggestive del panorama musicale italiano, accompagnata dai Maestri Adriano Sangineto all’arpa, e Alessandro La Ciacera, Roberto Olzer ed Emanuele Carlo Vianelli.
Saranno presenti il sindaco Giuseppe Sala e l’arcivescovo di Milano Mons. Mario Delpini.
L’idea di Giusto di Nissim è diversa da quella di Yad Vashem – e forse questa omonimia non giova alla sua causa. Mentre il Giardino di Gerusalemme accoglie solo i non-ebrei che hanno agito in modo eroico a rischio della propria vita e senza interesse personale per salvare anche un solo ebreo dal genocidio nazista, per Nissim Giusto è chiunque abbia sfidato il conformismo dei più rifiutandosi di obbedire a leggi e direttive inique. Non è necessario essere eroi a tutto tondo, sostiene Nissim, si può essere deboli, vigliacchi persino, ma aver trovato la forza di un gesto salvifico, di una scelta coraggiosa. Giusto può essere chiunque, se trova la forza di non chiudere gli occhi di fronte all’ingiustizia e all’abuso, di non rimanere indifferente, di prodigarsi per aiutare le persone in pericolo.
Questa visione, che lo ha portato ad inaugurare 93 Giardini dei Giusti in Italia e 11 nel mondo (ma molti altri stanno nascendo spontaneamente), è particolarmente significativa in questo momento storico in cui i nuovi comportamenti politici stanno riproponendo meccanismi di odio e d’intolleranza e si sta sdoganando nell’opinione pubblica l’idea che essere razzisti non è una vergogna, anzi, quasi un diritto.
Il razzismo si rivolge contro tuti i diversi: immigranti e zingari, persone di colore e omosessuali, e in cima alla lista sempre gli ebrei (che oggi si preferisce chiamare “sionisti”).
La domanda che si pone, e che sempre più spesso ci viene posta dall’esterno, è se sia saggio circoscrivere la Memoria alla specificità della Shoah, e ritenere i Giusti di Yad Vashem gli unici meritevoli di questa denominazione o, seppur sottolineando l’unicità dell’Olocausto nazista, non sarebbe opportuno allargare il ricordo anche agli stermini di altri popoli e di altre fedi.
Per i sostenitori della specificità, qualsiasi paragone della Shoah con altri genocidi, o con le contraddizioni della nostra epoca, intaccherebbe la memoria di quel male assoluto e diverso da tutti nella pianificazione metodica e nella realizzazione industriale, ed equivarrebbe a svilirlo offendendo il ricordo di chi ha subito la degradazione dei campi di concentramento, l’annullamento della propria dignità umana, la soluzione finale.
Chi auspica una apertura alla commemorazione di altri genocidi ritiene che se l’ebraismo si arrocca nella propria unicità finisce per convogliare il sentimento che la Shoah non riguarda tutti, ma solo gli ebrei –trasformando il Giorno della Memoria in una commemorazione di parte che comincia a creare, in chi non è coinvolto, un senso di sazietà e estraneità. “Cosa vostra”, insomma. Una posizione che finisce per nuocere agli ebrei, che spesso sono visti come un gruppo privo di empatia verso gli altri, arroccati nella propria identità e nei propri interessi. “Noi dovremo essere sempre in prima fila nel denunciare i soprusi e le persecuzioni” sostiene Nissim, “ è giusto moralmente ed è anche a nostro vantaggio, perché aiuterebbe a creare una maggiore simpatia nei nostri confronti e perché nelle derive razziste i primi a essere colpiti siamo noi”.
Tra chi vuole mantenere la specificità della Memoria e chi vorrebbe allargarla a tutti i genocidi, Nissim propone una via terza, quella di una memoria esemplare. “La memoria-sostiene- non è una semplice trasmissione delle storie delle ingiustizie del passato, ma il suo scopo è quello di promuovere nuovi comportamenti etici nella società.”
E qui si inserisce il discorso dei Giusti. Che devono servire da esempio vivo per far comprendere che ciascuno può, nel suo piccolo, avere comportamenti virtuosi, non conformarsi, agire per il bene. Rompere insomma il muro dell’omertà, dell’indifferenza, del “ma che cosa potevo fare?”, dietro il quale si sono giustificati tutti i conniventi e quelli che hanno distolto lo sguardo.
I Giusti possono essere il tramite attivo della Memoria, e il lavoro di Nissim si rivolge in modo particolare alle scuole, per sensibilizzare i giovani contro l’indifferenza e aiutarli a comprendere e a opporsi attivamente ai nuovi meccanismi di odio e ai fenomeni di chiusura etnica e nazionalista, creando cittadini e in grado di non essere sopraffatti dai preconcetti, dalle fake news, dall’addormentamento mediatico.
Concludo confessando che sono una grande ammiratrice di Gabriele Nissim. Lo considero un eroe dei nostri giorni, per il suo impegno disinteressato, la sua dedizione, la sua passione del Bene. Ho letto tutti i suoi libri, seguo da vicino le sue battaglie e mi auguro che finalmente la nostra Comunità dia un riconoscimento al suo valore e a quello che sta facendo per opporsi alla prevalente cultura dell’odio e della banalità del Male.
Viviana Kasam