Sentenze

Tobia Zevi Chi si lamenta del Me too, chi profetizza esagerazioni, chi rimpiange i bei tempi andati della goliardia libera e spensierata. Poi la Cassazione annulla una sentenza di secondo grado, emanata da un tribunale italiano nei mesi scorsi e non tre secoli fa. I giudici di Ancona, di fronte a una ragazza di 22 anni che denuncia uno stupro, pensano bene di stabilire il seguente concetto: poiché la ragazza era troppo mascolina e poco avvenente, è improbabile che sia stata stuprata. Del resto, la “scaltra peruviana” (sic!) avrebbe una personalità volitiva e appunto mascolina “come la fotografia presente nel fascicolo processuale appare confermare”. Di fronte all’accusa di stupro così concludono i magistrati: “In definitiva, non è possibile escludere che sia stata proprio Nina a organizzare la nottata “goliardica”, trovando una scusa con la madre, bevendo al pari degli altri per poi iniziare a provocare Melendez (al quale la ragazza neppure piaceva, tanto da averne registrato il numero di cellulare sul proprio telefonino con il nominativo di “Nina Vikingo”, con allusione a una personalità tutt’altro che femminile, quanto piuttosto mascolina, che la fotografia presente nel fascicolo processuale appare confermare) inducendolo ad avere rapporti sessuali per una sorta di sfida”.
Ce ne sarebbe già abbastanza per mettersi le mani nei capelli e domandarsi cosa possa spingere più giuristi, che si confrontano in una stanza, di fronte a tomi e citazioni, a vergare simili perle senza essere sfiorati dal dubbio. E per fortuna che dal Ministero hanno già (?) inviato gli ispettori. Ma non basta: la corte, si scopre, è composta in questo caso da tre… donne! Mascoline anche loro, verrebbe da dire. Nel senso della scemenza che troppo spesso colpisce noi maschietti quando abbiamo a che fare con l’altra metà del cielo.

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
Twitter @tobiazevi