Controllo delle fonti
Non vi è intelligenza senza elasticità mentale, senza la capacità di risalire da un fatto noto ad uno ignoto. Anche l’atteggiamento di chi continua a pensare e ad operare senza considerare il mutamento delle circostanze finisce per violare le regole che dovrebbero guidarci. Una delle cause più dolorose dei sommovimenti sociali, costituita dalla stagnazione dell’economia, è spesso dovuta ad un itinerario in controtendenza rispetto al cambiamento delle circostanze. Nelle scienze naturali, gli opposti atteggiamenti di Charles Darwin e di Trofim Lisenko, lo stregone comunista, si rivelano esemplari, non a caso figli l’uno di una società liberale e l’altro di Iosif Stalin.
Il pensiero magico che imperversa, con l’irresistibile ascesa di personaggi bizzarri sprovvisti di qualsiasi legittimazione scientifica, si espande indisturbato in tutti gli ambienti, dove dei guitti di ogni origine e religione discorrono dei massimi sistemi e nulla è loro precluso: la storia, l’economia, la politica, la medicina. Costoro hanno già staccato di molto la precedente tribù, quella dei moralisti, la quale continua a mettere giudizio ed a mietere indifferenza, incurante del vuoto che la circonda
Nell’ebraismo, il dialogo e la controversia sono da sempre benvenuti, anzi, sono assolutamente necessari. In questo senso, quando si tratta di Rabbini, è bene verificare il loro percorso intellettuale. Non è infrequente imbattersi in maestri che hanno un retroterra culturale che non è limitato alla religione, ma che comprende studi e professionalità totalmente diverse. In questi casi, potrebbe valere la regola secondo la quale non si può essere degli specialisti (in una data area) se non si è al contempo dei generalisti (ossia, se non si possiede una cultura che vada ben oltre l’ambito strumentale al proprio sostentamento). Se si legge Elia Benamozegh (per dire, sulla doppia legge, civile e morale) si rimane impressionati dalla profondità del pensiero e dalla stupefacente leggerezza ed eleganza delle forme; se si legge Elio Toaff, si ha modo di vedere un uomo immerso nel mondo, che capisce la natura umana e il mondo che lo circonda. Avendo avuto il privilegio di conoscerlo, ricordo bene alcuni suoi giudizi perché, a distanza di tanti decenni, si confermano particolarmente appropriati.
Non solo per i rabbini, ma per tutti noi, il sapere è condizionato all’uso corretto delle regole logiche e dal controllo delle fonti. Le affermazioni apodittiche che sovente si riscontrano, prive di qualsivoglia richiamo alle basi che le sorreggono, finiscono per essere dannose e diseducative.
Lo studio dell’antisemitismo, per esempio, così frequente, andrebbe corredato non solo dallo studio delle sorgenti del razzismo e del pregiudizio, ma anche alla luce dell’influenza che esercita sulle sue vittime. Le prediche forzate cui venivano costretti i nostri avi nel ghetto, erano sovente svolte da ebrei, che avevano impresso una svolta nelle loro vite per poter sfuggire ad una condizione di assoggettamento. Quel meccanismo esiste ancora: sono cambiati in modo radicale il modo di vestirsi, la residenza coatta e le molteplici costrizioni, ma la coazione a ripetere ed i condizionamenti, così come le risposte, sono sostanzialmente identici.
Queste situazioni, che ineriscono al centro delle nostre vite, postulano una cognizione delle fonti, un rigetto delle bizzarrie ideologiche e l’elaborazione di ragionamenti privi di pregiudizi, in poche parole, richiedono non l’intelligenza in sé, ma la sua costante ricerca.
Emanuele Calò, giurista