Il retto e l’imbroglione

Vallo a raccontare a chi fa campagna elettorale oggi: “chiunque guadagni onore svergognando il proprio prossimo non avrà parte nel mondo a venire” (TY Chaghigà 2:1)… ma davvero i Maestri sono così ingenui da pensare che ci si possa sempre comportare in modo tanto impeccabile, parlando solo bene del prossimo e mai attaccandolo? Per prima cosa occorre rispondere “si!”, nella stragrande maggioranza dei casi non solo è possibile ma alla lunga finisce per giocare perfino a favore. Sul lavoro per esempio, tutte le teorie di “team playing” che mettono fortemente l’accento sull’opportunità di incoraggiare i propri colleghi e complimentarsi con loro non sono basate su considerazioni moralistiche, quanto piuttosto utilitaristiche. Dunque in genere non solo è giusto comportarsi bene, ma “conviene pure”. D’accordo. Ma se il mio avversario è persona disonesta, spregevole, ecc. ecc.? Si, in quel caso, è legittimo agire con astuzia, come insegna il nostro patriarca Yaaqòv nei confronti di Lavàn: “Con la persona retta agirai rettamente, con l’insidioso agirai con astuzia” (II Sam. 22:27 – v. TB Bavà Batrà 123a). C’è una piccola precisazione da fare: per aver diritto ad agire così bisogna che sia chiarissimo come nel caso di Yaaqòv e Lavàn chi sia il retto e chi l’imbroglione!

Michael Ascoli, rabbino

(26 marzo 2019)