Ricerche nei ricordi

sara valentina di palmaCerchi un’artista contemporanea israeliana, per ragioni professionali che ti riguardano marginalmente, per trovare invece Tamar Tal Anati, la quale con il suo documentario familiare Shalom Italia tocca da vicino. Il film, uscito nel 2016 e riproposto alcuni giorni or sono al Ferrara Film Festival dove ha concorso come miglior documentario, ha come protagonisti tre anziani fratelli, uno dei quali suocero della regista, partiti per la Toscana alla ricerca della grotta in cui bambini si nascosero e sopravvissero durante la Shoah, prima di fare aliyà.
Ciò che colpisce non è solo la commovente ricostruzione di una storia familiare, ma i diversi percorsi della memoria, un po’ per la differente età dei tre protagonisti all’epoca dei fatti (dalla prima infanzia alla pre adolescenza), ma anche per i molteplici modi di vivere una situazione straordinaria, nel senso di fuori dall’ordinario, e trarne elaborazioni di memorie anche molto distanti nei tre fratelli.
Nel ricordo di un trauma subito, sottolinea lo psicanalista Donald Winnicott, per i bambini sono importanti alcuni tipi di esperienze, per gli adolescenti altre: se fino a cinque anni prevalgono le impressioni sensoriali e la perdita di sicurezza, tra i cinque anni e la soglia della pubertà i bambini rielaborano spesso gli eventi dolorosi immedesimandosi in reazioni avventurose, piene di giochi e fantasie di azione e di vendetta, mostrando una maggiore resilienza; viceversa gli adolescenti subiscono la perdita dell’infanzia ed il passaggio all’età adulta accelerato dal trauma con un forte senso di incompiutezza e di privazione (D. Winnicott, Il bambino deprivato, Raffaello Cortina Editore, 1986).
Concorre poi al ricordo la volontà di preservare il medesimo, rispetto all’intenzione di dimenticare reclamando il diritto all’oblio – per dirla con Ruth Klüger, “ciò che non si ripete a se stessi, lo si dimentica” (Vivere ancora. Storia di una giovinezza, Einaudi 1995, p. 177).
Nel corso della ricerca, sembra sempre meno importante se la grotta sarà trovata o meno, ed acquista peso il significato che essa rappresenta in misura diversa per ognuno dei tre fratelli Anati e l’identità di ognuno forgiata dalla rielaborazione della propria, personale vicissitudine durante la guerra.
Come dire, siamo ciò che ricordiamo e che vogliamo preservare. Forse non è un caso che l’idea di tornare in Italia sulle tracce del proprio passato è stata condivisa durante un Seder di Pesach, penso, guardando il muro di scatole di matzot che si erge inaccessibile e fiero in Comunità.

Sara Valentina Di Palma