Torino, in marcia per Artom

“Non c’è futuro senza Memoria” è il monito che anche quest’anno torna a sfilare per le vie del quartiere San Salvario di Torino in occasione della Marcia in memoria di Emanuele Artom, partigiano ebreo assassinato dai fascisti. Una marcia composta che vede riuniti rappresentanti delle Istituzioni, studenti, insegnanti, cittadini. Partenza dal binario 17 della stazione Porta Nuova davanti alla lapide dei deportati e arrivo in Piazzetta Primo Levi. La Marcia vede tra i promotori le comunità ebraiche di Torino, Casale Monferrato e Vercelli, la comunità di Sant’Egidio, con l’adesione dell’ANPI e con il patrocinio della Città di Torino e del Consiglio Regionale del Piemonte.
Ad aprire il ciclo di interventi è Dario Disegni, presidente della comunità ebraica di Torino: “Anche quest’anno la Marcia vuole assolvere il suo compito proponendo un tema non banale alla riflessione dei giovani: un tema come sempre ispirato alla figura e agli scritti di Artom e capace di fornire una guida nella società attuale”. “Valore e uso delle parole ieri e oggi. Riflessioni a partire dai Diari di Emanuele Artom”, questo il soggetto proposto alle studentesse e agli studenti.
A scandire il ritmo degli interventi gli intermezzi musicali delle giovani voci del coro e le letture tratte dai Diari di Artom e dal volume “Lettere a una dodicenne sul fascismo di ieri e di oggi” di Daniele Aristarco a cura degli ragazzi delle Scuole coinvolte.
Una riflessione profonda sull’uso del linguaggio che parte da una critica rivolta alle parole ostili, ai discorsi d’odio, usati con insopportabile leggerezza, anche da chi quei termini dovrebbe soppesarli con maggior senso critico. “L’esempio che in proposito arriva oggi da un certo mondo politico e sovente anche dagli ambienti social non è certo dei più saggi”, commenta Disegni, “approssimazione, volgarità, violenza occupano troppo spesso il linguaggio anche di coloro che pretendono di porsi come punto di riferimento e modello sociale”. Niente di più distante dall’essenza stessa del giovane e inesperto Emanuele che si muoveva con “un rigore e una serietà straordinari nella sua molteplice attività di intellettuale, di storico, di insegnante, di partigiano”, sottolinea ancora Disegni.
È poi la sindaca di Torino, Chiara Appendino, a prendere la parola per sottolineare le inquietudini di quel tempo e di oggi e del pericolo concreto dello “sbiadirsi della memoria”. “Scopo di questa manifestazione – sottolinea la prima cittadina – è ribadire a gran voce l’importanza dell’educazione ad una convivenza sociale prima e politica poi, una responsabilità quotidiana di ciascuno che si manifesta attraverso i gesti e attraverso le parole, scritte o digitate sui social”. “Celebrare la figura di Emanuele, impregnato di ideali di libertà, ha il significato di rendere onore ai tanti che hanno pagato con la vita la nostra libertà e far ricordare a tutti che la democrazia è una conquista che va difesa sempre, anche dopo molti anni da quell’aprile del 1945”. “Viviamo in un paese libero e democratico – conclude – nel quale ogni uomo e ogni donna possono affermare le proprie opinioni, le convinzioni e assecondare le proprie aspirazioni, senza timori. Ma occorre stare attenti, vigilare, affinché il seme dell’odio non possa ancora una volta germinare”.
Segue l’intervento del presidente uscente del Consiglio Regionale, nonché presidente del Comitato Resistenza e Costituzione, Nino Boeti in cui ricorda la voglia di riscatto, la voglia di libertà, la voglia di democrazia che assieme costituivano l’essenza profonda del giovane Artom. “Emanuele”- prosegue – scelse non lo scontro armato, ma una lotta basata su una demarcazione di tipo etico che distingueva all’epoca e distingue oggi i fascisti dagli antifascisti”. “Nei diari di Artom non si ritrova compiacimento retorico, ma un ragazzo sensibile e dotato che divenne uomo in fretta, contraddistinto da un rigore tutto piemontese e da un’esattezza morale tutta ebraica”. Boeti ha poi colto l’occasione per ricordare con profondo affetto e riconoscenza la collaborazione che in questi tre mandati ha contraddistinto i rapporti tra il Comitato Resistenza e Costituzione e la comunità ebraica di Torino, rapporti marcatamente non formali, che hanno dato gambe e corpo a molteplici eventi e manifestazioni, non ultima appunto la Festa della Musica in ricordo di Emanuele Artom nel giugno del 2017.
La centralità del linguaggio la si ritrova anche nell’intervento di chiusura della presidente della comunità di Sant’Egidio, Daniela Sironi: “Il valore di un uomo è legato all’uso che fa della parola e del dialogo, un dialogo con gli altri e con se stessi, per persuadere al bene, per comunicare i grandi valori di pace, libertà e giustizia anche a coloro che non credono in quei valori”. Sironi conclude con un invito rivolto ai molti giovani studenti che hanno preso parte alla Marcia, un invito a “disarmare le parole e indebolire il silenzio”, un primo e fondamentale passo per spegnere l’odio e la violenza.

Alice Fubini