“Nessuno è al riparo dalle menzogne”

Autrice israeliana tra le più apprezzate a livello internazionale, la 36enne Ayelet Gundar-Goshen ha conquistato la ribalta con lo splendido “Svegliare i leoni” dal quale sarà prossimamente prodotta una serie televisiva targata Nbc. E prima ancora si è fatta conoscere al grande pubblico con “Una notte soltanto, Markovitch”. Il suo terzo libro – “Bugiarda” – è una nuova gemma che sta già lasciando un segno nel mercato editoriale. Pubblicato in Italia dalla casa editrice La Giuntina, che ha creduto nella Gundar-Goshen sin dagli inizi, mette al centro come facilmente si evince dal titolo una menzogna. E che prima di essere una menzogna è stato un equivoco, che una giovane gelataia che vede molti occhi puntati su di sé dopo una vita di indifferenza e sotterraneo dolore non ha saputo né voluto fugare. No, non c’è stato un tentativo di violenza nei suoi confronti nel cortile sul retro della gelateria. Ma ormai la menzogna è innescata e per il cantante dimenticato uscito dai grandi giochi – maleducato certamente sì, ma non stupratore – si apriranno le porte del carcere.
Il mondo è retto dalla menzogna? È un interrogativo che questo romanzo, che cattura sin dalla prima pagina, offrendo spaccati interiori profondi, inevitabilmente suscita. A monte di un libro avvincente e stimolante, ci sono però molte notti in bianco. Lo ha rivelato la stessa autrice, colta dalla preoccupazione, in un’epoca in cui sempre più donne hanno trovato il coraggio di denunciare i loro carnefici, di non rendere con le sue pagine un buon servizio alla causa.
In pieno Me Too le riflessioni si sono fatte particolarmente intense, ma per fortuna Gundar-Goshen non ha desistito e ha portato a termine il lavoro. Anche perché, si è detta, nel caso al rovescio di un autore uomo che raccontasse di un “non-violentato” nessuno mai si sognerebbe di scrivere che quel bugiardo rappresenta tutto il genere maschile.
“Bugiarda” è ispirato alla storia vera di una donna israeliana che ha ingiustamente accusato un rifugiato africano di stupro. Ha raccontato Gundar-Goshen in una recente intervista al Jewish Chronicle: “All’inizio, tutti vedevano in lei una vittima. Poi è stata pubblicamente smascherata e da allora è diventata un mostro”. In quanto psicologa, la scrittrice ha provato a immaginare come nasca una simile menzogna e quale effetto abbia nella vita di chi l’ha generata. “Definirla un mostro è tracciare una linea tra noi e lei. La disumanizza, con quell’etichetta non fa più parte del genere umano. Condannarla è fin troppo facile, è molto più interessante chiedersi se in certi momenti anche noi potremmo dire una bugia del genere. La verità è che, in un modo o nell’altro, tutti pieghiamo la verità a nostro vantaggio”.

(1 aprile 2019)