La Chiesa e i farisei, a confronto
per superare i pregiudizi
La Chiesa e i farisei: un rapporto complesso, che ha causato più di un inciampo nel Dialogo ebraico-cristiano contemporaneo. Più volte, nel corso del suo pontificato, Bergoglio ha infatti additato i farisei come esempio negativo, come categoria di riferimento per indicare quel che non va e deve essere corretto. Parole che, da molti, sono state interpretate come benzina sul fuoco dell’incomprensione. Perché i farisei furono il gruppo religioso più significativo fino alla distruzione del Secondo Tempio di Gerusalemme e l’ebraismo rabbinico ne è derivazione diretta. Inevitabile quindi una certa preoccupazione.
L’occasione per fare chiarezza è data adesso da un convegno internazionale (“Gesù e i farisei. Un riesame interdisciplinare”) che si svolgerà presso l’aula magna della Pontificia Università Gregoriana a Roma dal 7 al 9 maggio, organizzato in occasione del 110esimo anniversario della fondazione del Pontificio Istituto Biblico e con la collaborazione tra gli altri dell’American Jewish Committee.
Scopo del convegno, cui parteciperanno anche numerosi studiosi ebrei, rabbini ed esperti israeliani, sarà un riesame delle fonti con l’obiettivo di fornire un quadro più chiaro ed esaustivo. Ma anche di riconsiderare i pregiudizi che hanno danneggiato la percezione comune dei farisei e di suggerire dei modi per superarli. Sei i macrotemi annunciati oggi, nel corso di una conferenza stampa: “Il nome dei farisei”; “I farisei nelle fonti antiche extra-bibliche”; “I farisei e il Nuovo Testamento”; “Che cosa possiamo sapere dei farisei ‘storici’?”; “I farisei visti da ebrei e cristiani in epoche più recenti”; “I farisei oggi e domani”. A conclusione dei lavori Bergoglio incontrerà i relatori del convegno in una udienza privata.
“Il tema della relazione tra Gesù e i farisei è un altro modo per descrivere la relazione tra cristiani ed ebrei attraverso due millenni” ha sottolineato Michael Kolarcik, rettore del Pontificio Istituto Biblico. “Quanto affermiamo su questo rapporto, e come lo diciamo, ha conseguenze significative per la nostra relazione attuale”.
“Cercheremo nuovi modi di rappresentare i farisei in maniera meno inadeguata” ha spiegato il professor Joseph Sievers del Pontificio Istituto Biblico. “Dopo una tavola rotonda sui risultati riguardo i farisei ‘storici’ – ha detto – la seconda parte della conferenza sarà dedicata alla storia dell’interpretazione dei farisei e i suoi effetti a partire dalla letteratura patristica fino alle rappresentazioni teatrali della Passione, ai film, ai libri di testo religiosi e alla omiletica”.
Così invece Amy-Jill Levine, professoressa della Vanderbilt University e tra gli studiosi ebrei coinvolti: “Per gli ebrei, sapere chi fossero i farisei e cosa insegnassero, significa recuperare una parte della nostra storia. Per i cristiani, il modo in cui i farisei sono stati ritratti nel Nuovo Testamento, sia in positivo che in negativo, ha implicato conseguenze non solo sugli insegnamenti e sulla predicazione, ma anche sui loro rapporto con gli ebrei”.
A moderare la conferenza stampa il professor Etienne Vetö, direttore del Centro Cardinal Bea per gli Studi Giudaici della Gregoriana, che ha commentato: “Nel 50esimo anniversario dalla morte del cardinale Augustin Bea, il nostro centro è orgoglioso di collaborare a questo importante convegno internazionale, il quale testimonia la nuova comprensione che la Chiesa cattolica ha del giudaismo e la misura in cui ebrei e cristiani possono studiare insieme la propria storia comune”.
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(3 aprile 2019)