La memoria dei politici

Dario CalimaniBolsonaro, presidente del Brasile, dice che la Shoah la si perdona ma non la si dimentica. Giusto a metà. Il presidente dello stato di Israele, Rivlin, che di storia e di sofferenza ne sa di più, corregge: la Shoah non la si perdona e non la si dimentica. D’altro canto a Bolsonaro che cosa gliene importa della Shoah? Nulla, come a nessuno dei nostri politici. È solo argomento buono per portare a casa un pugno di voti in periodo elettorale, e nulla più. È un po’ come parlare della Brigata Ebraica a certe sezioni dell’ANPI Nizza Lingotto. Una solidarietà ne sostituisce tranquillamente un’altra a seconda della convenienza del momento. Ieri gli ebrei e oggi i palestinesi. E, siccome gli israeliani sono ebrei, beh, non sono più di moda. La Shoah? Che cos’è? Un gioco di società?
Sorprende non poco, allora, apprendere che la Camera ha approvato una mozione che impegna il governo italiano a riconoscere il genocidio armeno. Toh, se ne sono accorti! E sono passati solo centotre anni. Non molti se si pensa alla durata dei cicli vichiani.
Certo, quarantatré deputati forzasti si sono astenuti, per mancanza di indizi, immaginiamo, o per timore che il satrapo Erdogan se ne abbia a male. Non si può pretendere che tutti i parlamentari sentano il dovere di comportarsi secondo etica.
Per conto nostro, siamo strasoddisfatti che questo passo sia stato finalmente fatto dalle nostre istituzioni, ma, ci si chiede, siamo certi che il governo darà esecuzione alla mozione? Ci sia lecito dubitarne. La scena è stata fatta. Ora si può anche dimenticare di fare il passo successivo. Se ne riparlerà al prossimo ciclo.

Dario Calimani, Università di Venezia

Nella mia nota, la fretta mi ha tirato un brutto scherzo. Un’allusione velata alla manifestazione antisemita contro la Brigata Ebraica organizzata dalla sezione ‘Anpi Nizza Lingotto’ sì è trasformata in una mia critica, errata, all’Anpi di Milano. Chiedo scusa all’Anpi di Milano.
Dario Calimani

(Testo aggiornato il 17 aprile 2019)