Segnalibro – Le Rose di Sharon
Da Roma a Tripoli, da Cipro a Beirut. Molteplici scenari e protagonisti. E una terribile minaccia, orchestrata da una setta di fanatici pronti a tutto, che mette in pericolo il futuro di Israele.
“Le Rose di Sharon” (ed. Ensemble), romanzo d’esordio di Claudia Disi, si fa leggere con facilità dalla prima all’ultima pagina. Per l’autrice, da tempo impegnata nel mondo dell’associazionismo che coltiva ponti e relazioni con lo Stato ebraico, un modo diverso per mettersi alla prova.
“Perché mai un prete cattolico, cresciuto a pane ed ebraismo, dovrebbe improvvisamente cominciare a frequentare ambienti neonazisti legati al terrorismo islamico?” è soltanto una delle tante inquietanti domande che segnano questo romanzo, ricco di colpi di scena e incastri imprevedibili. Una coppia di anziani che attraversa l’Europa per portare a termine la sua terribile missione, inquietanti cerimonie di iniziazione, malavita locale e internazionale a confronto con i garanti dell’ordine e della sicurezza in una caccia all’uomo che arriva alle porte di Haifa. C’è chi gioca a carte scoperte e chi invece è costretto a occultare la propria identità per perseguire il proprio salvifico scopo. E se da una parte c’è chi vuol distruggere, dall’altra c’è chi cerca di rammendare lacerazioni e tenere vivo il dialogo. Come don Khalil, che a Beirut coltiva Tipheret, la sua prima pianta. Una Rosa Serenissima rifiorente, bianca, cresciuta in una serra israeliana e donatagli da un rabbino di Gerusalemme. “È coltivando Tipheret, la bellezza, che si fa guerra alla guerra”.
a.s twitter @asmulevichmoked
(22 aprile 2019)