Attacco alla sinagoga

rassegnaAvrebbe una matrice suprematista l’attentato a una sinagoga chabad di Poway, a nord di San Diego. Al momento il bilancio è di una vittima, una donna, e di tre feriti (tra cui il rabbino Yisroel Goldstein e una bambina). Autore dell’attentato sarebbe un 19enne, subito arrestato. Avrebbe usato un fucile semiautomatico ed è stato fermato durante un breve scontro a fuoco con gli agenti mentre tentava la fuga. “Un crimine di odio” ha subito commentato il presidente americano Donald Trump.
L’attentato di ieri arriva a sei mesi da quello di Pittsburgh, che fece undici vittime.
“Il massacro di Pittsburgh chiamò in causa la cultura dei suprematisti bianchi: fin dalle origini storiche del Kkk hanno avuto tra le loro vittime predilette i neri, ma hanno sempre proclamato e praticato l’odio e la violenza contro gli ebrei. Anche dopo la sparatoria di ieri – scrive Repubblica – è cominciata la polemica politica sulle responsabilità”. Questo invece quello che si legge su La Stampa: “Nel caso di Poway non è ancora chiaro se il movente della sparatoria sia l’antisemitismo: dell’autore dell’attacco si sa che è un bianco di 19 anni residente nell’area di San Diego”.

Sono stati riammessi gli atleti africani inizialmente esclusi alla mezza maratona di Trieste. Una vicenda imbarazzante e inquietante, quella della loro esclusione, così commentata da Roberto Dipiazza, sindaco della città giuliana, in una intervista con il Corriere: “Trieste non è razzista. Ci sarò io al via ad accogliere bianchi, neri, rossi e verdi. II problema è la campagna elettorale: dal 25 aprile alla maratona, per i partiti ogni scusa è buona”.

La Lettura del Corriere parla del padiglione israeliano alla prossima Biennale di Venezia, concepito come un ambulatorio per curare abusi e violenze. “L’ospedale – si legge – funge da spazio protetto nel quale il disagio e la sopraffazione possano emergere e trovare ascolto. A innescare il processo, come nel rapporto confidenziale che si instaura tra medico e paziente, è la proiezione del video No Body, nel quale Aya Ben Ron racconta la sua storia di abusi in famiglia”.

Sull’Espresso lo storico Umberto Gentiloni riflette sul significato e sulla condivisione del 25 Aprile. E ricorda un episodio che ebbe per protagonista Vittorio Foa, quando nel 1987 in Parlamento incontrò un vecchio combattente della Repubblica sociale che salutandolo calorosamente gli disse: “Che piacere, Vittorio essere insieme al Senato, dopo aver combattuto, da giovani, su fronti opposti!”. Al che Foa rispose: “Certo, fa piacere; ma se questo accade, è perché abbiamo vinto noi; se aveste vinto voi, se Hitler avesse conquistato l’Europa, io di certo non sarei qui”.
Rispondendo a un lettore sul 25 Aprile e sulla mancata partecipazione della Brigata Ebraica al corteo romano dell’Anpi, Aldo Cazzullo scrive: “La mia opinione è che alla stella di Davide non si possa rinunciare, per nessun motivo. Chi fischia la Brigata Ebraica commette politicamente sia un crimine sia un errore”.

Il Corriere Roma ieri pubblicava l’immagine di un antico affresco deturpato alla catacomba ebraica di Vigna Randanini. Si legge oggi al riguardo, in un editoriale pubblicato sulla prima pagina: “Se ne offende la natura, il graffito non conquista alcun legame con ciò che attiene alle testimonianze del gusto, della bellezza, della creatività. Il segno del graffitaro resta isolato nella sua stupidità: la speranza in uno spicchio di immortalità è subito negata”.

“Finanza ebraica, un mito”. È il tema del libro The promise and Peril of Credit (“La promessa e il rischio del credito”) della storica Francesca Trivellato, edito da Princeton University Press e di prossima pubblicazione in Italia con Laterza. Spiega la studiosa, in una ampia intervista con la Lettura: “Nessun individuo o gruppo sociale ha, da solo, inventato le cambiali. Come altri strumenti finanziari (per esempio l’assicurazione marittima), esse sono il prodotto della rivoluzione commerciale del Medioevo, il primo periodo di rapida espansione demografica ed economica in Europa dopo la caduta dell’Impero romano”.

Repubblica Robinson parla di “Se questo è un uomo”, lo spettacolo teatrale di Valter Malosti dedicato all’opera di Primo Levi: “Da interprete e regista, Valter Malosti ha fatto un lavoro doppiamente riuscito sul doloroso racconto. Da un lato, l’operazione drammaturgica. E dall’altro, la traduzione teatrale”.

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(28 aprile 2019)