“Non tradiamo spirito della Liberazione, sul 25 Aprile restiamo con idee chiare”
Le amnesie del 25 aprile; le offese alla Brigata ebraica; l’oltraggio di un gruppo di tifosi della Lazio, che a Piazzale Loreto hanno rivolto il loro macabro omaggio a Benito Mussolini senza che nessuno intervenisse; manifesti e striscioni nei luoghi simbolo di Roma con la scritta “28-04-1945: piovono fiori su piazzale Loreto”, e “Mussolini per mille anni” firmato dal movimento neofascista di Forza Nuova; oltre un migliaio di partecipanti a un corteo sfilato nelle scorse ore illegalmente a Milano, sfidando il divieto delle autorità e con al suo interno diversi esponenti politici; negozi che espongono merce con gli idoli del nazi fascismo; un servizio televisivo andato in onda su un canale del servizio pubblico in cui i nostalgici del dittatore riuniti a Predappio, intervistati, hanno potuto esporre le loro teorie senza alcun commento e contraddittorio.
“Il 25 Aprile fu il nostro secondo Risorgimento” ha detto alla vigilia della festa della Liberazione il Presidente Mattarella, in un discorso dall’altissimo valore e significato. Un monito che la stretta attualità di queste ultime giornate sembra tradire una nuova volta, nell’indifferenza di tanti che dovrebbero invece levare la loro voce con forza.
Ci guardiamo intorno e la sommatoria dei fatti elencati che vediamo svolgersi davanti ai nostri occhi ci lascia sempre più sgomenti. Davvero il neofascismo non è un pericolo, come sentiamo ripetere con toni rassicuranti da alcuni? Davvero chi ha incarichi di responsabilità – soprattutto in ambito educativo e legiferativo non potrebbe fare qualcosa di più? Davvero chi riporta fatti e notizie può porre sullo stesso piano narrativo tutte le manifestazioni e gli eventi senza alcuna riflessione critica? Cosa vuol dire essere oggi italiani e cosa significa essere parte di un Paese che ha promosso l’unità europea? Oblio, equidistanze e uso improprio della nostra Storia, del nostro passato recente ci preoccupano e non possiamo che richiamare tutti – istituzioni, educatori, magistratura, media e comunità accademica – ad una presa di coscienza, ricordando che le scritte apparse non sono atone ma fanno echeggiare le grida di chi ha lottato per la nostra libertà.
Noemi Di Segni, Presidente UCEI