Piccoli libri per capire il mondo

Schermata 2019-05-01 alle 12.33.47Il destino del libro non è in pericolo. I libri non si avviano verso la via del tramonto. Hanno subito sì una metamorfosi, adattandosi a una società sempre più veloce, ma leggere è ancora una pratica diffusa, rassicura lo storico delle Idee David Bidussa. “Lettura e scrittura hanno cambiato il libro, il libro di saggistica, prima ancora che quello di narrativa. A differenza della narrativa spesso trasformata in saga (Harry Potter, sopra tutti) il libro di saggistica non può permettersi la lunghezza. È un prodotto che va consumato velocemente, va letto rapidamente, e deve comunicare un problema. Il libro di saggistica è oggi l’occasione per discutere, più che lo strumento che offre una soluzione. Rappresenta l’opportunità di far fare ‘un giro di tavolo’ a idee, proposte, progetti”. Una opportunità che prende forma grazie a I giorni del Libro Picco, la rassegna, curata da Bidussa, di scena a Palazzo Ducale dal 3 al 5 maggio che intreccia saggistica, autori, grandi temi del presente e confronto con pubblico (clicca qui per consultare il programma). A fare da traccia, alcune parole chiave tra cui muri, confine, identità, Europa, sviluppo, destra/sinistra, passato/futuro?, religione civile, nazione, città oggi, legami. Attorno a queste, diversi autori – da Carlo Greppi a Donatella Di Cesare, da Christian Rocca a Daniel Vogelmann, fino allo stesso Bidussa – propongono analisi e letture dei fenomeni che le parole chiave sinteticamente riassumono. L’invito ai relatori, si legge nella descrizione della rassegna, è quello “di portare all’evento il loro laboratorio di riflessione e il processo che dopo la costruzione del libro ha generato domande, repliche, interventi, precisazioni, in generale il carattere di work in progress”.
“Giorni del libro piccolo – spiega Bidussa in un articolo pubblicato dal Secolo XIX – non sarà l’occasione per rifarsi il vocabolario, ma per cercare di dare forma un sapere aperto attraverso l’aiuto di alcuni libri che non si accontentano di raccontare e di rimettere ordine, ma che vogliono proporre un viaggio nelle incertezze del nostro tempo. I libri piccoli non sono ricettari, non sono catechismi, ma strumenti per continuare a viaggiare e a pensare. Dunque, libri e parole, che generano libri, che mettono in circuito parole e che di nuovo chiedono che altri libri entrino in gioco”. In causa è chiamato dunque chi scrive ma anche chi legge e ascolta, con l’obiettivo di scavare la realtà, capirla al di là degli slogan e della retorica, di fare proposte e metterle in dubbio, di sviluppare una capacità critica e di analisi su di un mondo che si muove velocemente e in cui il libro – piccolo in questo caso – è strumento fondamentale per non rimanere indietro.