L’importanza di fare rete
“Figlio che avevi tutto/e che non ti mancava niente/e andrai a confondere la tua faccia/con la faccia dell’altra gente…/e avrai dei figli da una donna strana/e che non parlano l’italiano”.
Con queste parola Francesco De Gregori descriveva la preoccupazione di una mamma italiana per il proprio figlio immigrato nella famosa canzone “L’abbigliamento di un fuochista”. Correva l’anno 1982 e e con gli anni il fenomeno dell’immigrazione italiana è continuato a diffondersi. Tanto che tre anni dopo, nel 1985, il governo italiano ha istituito i Comites, organismi rappresentativi della collettività italiana, e il CGIE, il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero.
Quest’anno il CGIE ha deciso di organizzare un seminario per i giovani italiani all’estero. L’obiettivo? “Creare una rete dei giovani italiani all’estero, diffondere il patrimonio culturale italiano e rafforzare la soft power italiana”.
Così, a metà aprile si sono riuniti 115 giovani italiani a Palermo. Fra loro erano presenti anche Liora Zoharez, delegata del Comites di Tel Aviv, e il sottoscritto in qualità di rappresentante del Comites di Gerusalemme. Entrambi Consiglieri della Giovane Kehilà, il movimento giovanile della Comunità ebraico-italiana in Israele.
Il primo giorno è stato dedicato ai saluti istituzionali delle autorità e delle persone che hanno reso possibile il seminario. Fra loro Francesco Bertolino, Presidente della Commissione Cultura – Comune di Palermo, Leoluca Orlando, Sindaco di Palermo, Nello Musumeci, Presidente della Regione Sicilia, Michele Schiavone, Segretario Generale del CGIE, Ricardo Merlo, Sottosegretario di Stato al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Luigi Maria Vignali, Direttore Generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie, Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e Maria Chiara Prodi, Presidente della Commissione VII del CGIE.
Siamo poi passati ai lavori, riflettendo sul senso dell’italianità all’estero. Nella prima sessione, la sala è diventata un grande planisfero. I partecipanti si sono disposti sul planisfero e in questo modo si è capito subito chi veniva da dove. Quindi abbiamo organizzato dei gruppi di lavoro per descrivere il profilo dell’italiano nei vari paesi: cosa fa, come ragiona, cosa sa e che rapporti ha con l’Italia. I gruppi hanno elaborato una breve presentazione con un manifesto e come prevedevamo, nella nostra presentazione, non sono mancate le domande su Israele, sul conflitto israelo-palestinese e sull’ebraismo in generale. Domande a cui abbiamo risposto con piacere anche nel tempo libero.
Abbiamo trovato molto interesse da parte di persone che non sono mai state in Israele e il suggerimento dato a tutti è stato sempre “venite e vedete con i vostri occhi”. La sera siamo stati invitati alla prova generale dell’opera “Idomeneo, re di Creta” al Teatro Massimo e abbiamo scoperto che il direttore dell’orchestra, Daniel Cohen, è israeliano. Abbiamo brindato con lui dopo la prova e scambiato alcuni racconti nostalgici. In fondo, oltre ad essere italiani, siamo anche israeliani.
Il secondo giorno si è focalizzato sui progetti specifici dei partecipanti del seminario. La mia commissione ha elaborato un progetto di una piattaforma online che darà informazioni sugli eventi dei gruppi giovanili degli italiani all’estero mentre la commissione di Liora ha elaborato un progetto di scambio professionale tramite gruppi WhatApp dei giovani professionisti italiani all’estero. La sera siamo stati ospiti del Presidente della Regione Sicilia e abbiamo ascoltato un concerto di jazz promosso dai ragazzi palermitani.
Il terzo giorno invece ci siamo divisi secondo argomenti d’interesse. Mentre un gruppo ha parlato di come promuovere il patrimonio culturale nella Galleria d’Arte Moderna, un altro ha tenuto una tavola rotonda sui “nuovi bisogni e le nuove opportunità degli immigrati italiani” nella Sala dell’Archivio comunale di Palermo. Un altro gruppo ancora ha parlato delle reti della Ricerca e dell’Innovazione italiana nel mondo al Teatro Garibaldi. All’Archivio comunale di Palermo abbiamo potuto vedere una copia del Decreto dell’Alhambra del 1492, con il quale diventava obbligatoria l’espulsione delle comunità ebraiche dai regni spagnoli e dai loro possedimenti. Il resto della giornata si è svolto nel magnifico palazzo dei Normanni. Sono intervenuti tra i vari speaker anche l’onorevole Gianfranco Miccichè, il Presidente dell’ARS (il sistema della rappresentanza degli italiani all’estero), Silvana Mangione, Vice Segretario Generale per i Paesi Anglofoni Extraeuropei del CGIE, Stefano Queirolo Palmas, Direzione Generale Sistema Paese, Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. A concludere la giornata è stato un ricevimento dal Sindaco dove abbiamo assistito all’Opera dei Pupi o come la chiamano in siciliano “Òpira dî Pupi”.
L’ultimo giorno è stato il venerdì della vigilia della Pasqua Ebraica (Pesach), per cui non abbiamo potuto partecipare fisicamente. Fra un volo e l’altro siamo stati in contatto continuo con gli altri delegati – i nostri nuovi amici connazionali. Il seminario ha deciso di approvare i progetti che abbiamo elaborato nelle commissioni e siamo in contatto in questi giorni con gli altri delegati per realizzarli. Se nel primo giorno avevo alcuni dubbi sull’utilità della cosiddetta rete, posso affermare con molto piacere che il seminario di Palermo mi ha dimostrato quanto sia importante. In un mondo sempre più globale e collegato e importante mantenere la propria identità ma non meno “confondere la faccia con la faccia dell’altra gente…”.
Michael Sierra
(3 maggio 2019)