Di lino i vestiti del Sacerdote

roberto jonaNella parashà Acharé Moth, letta lo scorso sabato, si trovano descrizioni dettagliatissime di come doveva essere vestito Aronne quando entrava nel Santissimo. Tutti gli indumenti, descritti con minuzia di particolari, erano di lino, (bad in ebraico). Da cosa si otteneva la fibra ? Da una pianta, il Linum usitatissimum originaria dell’Etiopia e dell’Egitto. È una pianta erbacea utilizzata da tempi antichissimi, sia per la produzione di semi che per quella della fibra. È stata coltivata quasi 5000 anni fa dagli Assiri e dagli Egizi, ma l’utilizzazione della fibra tessile risale ad almeno diecimila anni fa. La Mishnà ci informa che la pianta era coltivata in abbondanza in Galilea. Il lino della miglior qualità era quello dell’Egitto.
È una pianta erbacea annuale alta tra i 30 e i 60 cm con fusto eretto, molto fragile, ramificato nella parte finale con foglie tenere, lanceolate. I fiori sono grandi, di colore azzurro-cielo. I frutti sono capsule contenenti semi di piccole dimensioni e di colore dal bruno scuro al giallo paglierino, a seconda delle varietà. Oggi la coltivazione si è estesa ai paesi a clima temperato con ottimi risultati. Diffuso nelle Fiandre il tessuto ivi lavorato con tecnologie particolari e risultati speciali ha addirittura preso il nome dalla regione. La fiandra è un pregiato tessuto operato monocolore e di mano asciutta (si tratta di un termine tecnico di tessitura per indicare la sensazione di morbidezza e sofficità che si prova al tatto del tessuto). Il lino possiede in assoluto la maggiore capacità di assorbimento di umidità in raffronto a qualunque altro tipo di fibra, sia essa sintetica, artificiale o naturale. Questa caratteristica fisica, spiega molto bene la ragione della straordinaria sensazione di freschezza e benessere che solo i tessuti di lino sanno trasmettere se impiegati a diretto contatto con la pelle. Molte fibre artificiali create dall’Uomo, sono state create come surrogati della lana, della seta o del cotone, ma nessuna ha potuto anche solo lontanamente imitare il lino, dotato di grande resistenza meccanica, antistatico, termoisolante, antibatterico e quindi tendenzialmente imputrescibile (prerogative da fibra “hi tech” riunite in un prodotto a forte connotazione bio-ecologica).
La lavorazione complessa, unita al materiale pregiato, ne facevano un prodotto di lusso esportato dalle Fiandre verso tutta l’Europa. La produzione industriale, effettuata con con telai speciali, ne ha ridotto i costi, e ha reso accessibile e diffuso in ogni casa questo tessuto di pregio.
Mediante lavorazioni particolari, è possibile creare decorazioni tessute, con effetto di lucido-opaco. Con queste caratteristiche di pregio non c’è quindi da stupirsi se oltre che ai vestiti del Sacerdote i tessuti di lino venissero impiegati anche per i tendaggi del tabernacolo, eventualmente tinti di particolari colori.
È interessante un particolare che richiama l’antica lavorazione del lino: agli inizi del libro di Giosuè è scritto che questi inviò due esploratori a Gerico e questi furono nascosti da una prostituta sul tetto (piano, a terrazza) in mezzo al “legno” di lino (probabilmente si intendeva i fusti) sparsi per l’essicazione. La dettagliata prescrizione degli abiti del Sacerdote costituiti tutti da tessuti di lino, dimostra che la tecnica di lavorazione della fibra era assai avanzata fin dai tempi più antichi. Tecnica assai complessa e che è interessante esplorare. I fusti di lino devono essere macerati con acqua, in modo da separare tra loro le diverse fibre. Ma anche dopo la macerazione alle fibre del libro restano attaccate fibre legnose. Queste vengono staccate mediante azioni meccaniche diverse che provocano la rottura del nucleo legnoso degli steli permettendone l’allontanamento dalle fibre del libro (tiglio). Il risultato sono fibre di 20 – 30 mm di lunghezza (di spessore di 20-30 micron (millesimi di millimetro) composte per il 70 per cento di cellulosa. Segue poi la pettinatura, per ordinare la direzione delle fibre e separare le fibre corte da quelle lunghe. Quindi la tessitura, con le varianti ornamentali cui si è accennato sopra. Infine il tessuto viene sbiancato ed eventualmente sottoposto a tintura. Oggi queste operazioni sono meccanizzate, ma la lavorazione del lino per ricavarne la fibra è antichissima e non dev’essere sostanzialmente cambiata nei millenni, anche se, ovviamente la forza motrice non è più manuale e gli attrezzi devono essersi avvantaggiati di un miglioramento della tecnologia metallurgica. Già gli Egizi sapevano tessere il lino che è stato ritrovato (vecchio di oltre 5000 anni) nella preparazione delle mummie.
E resta l’ammirazione per il livello tecnologico di quei tempi. E si capisce anche il motivo della riluttanza del Faraone a liberare tanti schiavi così abili ed esperti.
Viceversa non abbiamo indicazioni dell’impiego dei semi che forniscono sia olio sia farina dagli usi molteplici.
L’olio, mediante riscaldamento, diventa pastoso e come tale viene distribuito su una tela di juta. Con il successivo raffreddamento non riprende più lo stato liquido e anzi diventa solido anche se flessibile. In questo modo, dopo calandratura (cioè compressione mediante passaggio tra due cilindri rotanti) indurisce al punto da poter essere impiegato come un tappeto resistente al calpestìo, denominato linoleum, la cui invenzione risale alla seconda metà dell’Ottocento.
L’olio, mescolato con la trementina è impiegato per verniciare il legno.
La farina ottenuta macinando i semi di lino può essere utilizzata in cucina e in farmacia alternativa per la ricchezza di componenti importanti (omega 3 e simili) e salutari.
Come quasi sempre capita, nella Torà la scelta delle piante cade su specie che oltre alle doti più manifeste posseggono anche doti più nascoste che sono prezioso per l’Uomo e nobilitano la specie prescelta.

Roberto Jona, agronomo

(7 maggio 2019)