Dal pianto al riso

sara valentina di palmaAnche quest’anno si è celebrata nell’atrio del Tempio di Firenze, alla presenza di giovani israeliani che hanno fatto la tzavà, la commemorazione di Yom HaZikaron. È stato mostrato un video sul Giorno del Ricordo in Israele e sui soldati caduti per difendere Ererz nelle numerose guerre che il paese ha dovuto fronteggiare, dalla sua nascita settantuno anni fa ai più recenti conflitti a Gaza, con in sottofondo l’accompagnamento sonoro di Lu Yehi, la versione israeliana di Let it be dei Beatles composta durante la guerra del Kippur da Naomi Shemer, e da allora divenuta uno dei simboli della commemorazione dei soldati caduti in guerra.
Una studentessa già membro dell’esercito israeliano è stata invitata a leggere El Maalè Rachamim, nella commozione di diversi ragazzi che hanno fatto il militare, ma anche di alcuni tra gli adulti ed i bambini presenti.
Poi il Kaddish, la fine del giorno e subito a seguire l’inizio di Yom HaAtzmaut, con la tefillà in Tempio, accompagnata dall’organo con il coro dei bambini del Talmud Torà riuniti a cantare Shir HaMaalot, ed i festeggiamenti per il settantunesimo compleanno di Israele: la tradizionale grigliata (sfidando qualche goccia di pioggia), la cena in sala Sadun e, a conclusione della serata, musica israeliana su cui i più audaci hanno ballato – nonostante il lauto pasto, o forse per smaltire il medesimo.
‘Coloro che hanno seminato tra le lacrime, mieteranno canti gioiosi’ (Tehillim 126:5): il rapido susseguirsi di lacrime e gioia è stato come ogni anno toccante, e come ogni anno ha mosso interrogativi e riflessioni.
Complici alcuni dolorosi avvenimenti degli ultimi giorni ed il lacerante spaesamento di fronte alla malattia altrui, che sia di una persona cara come di un amico troppo piccolo per un male troppo grande, anche questa volta difficili e temo inadeguate sono state le risposte.
Nella shivà seguita dall’attenuazione degli sheloshim sino alla chiusura dell’anno di lutto, c’è forse un messaggio di riconoscimento ed accettazione del dolore, ed insieme di educazione alla vita e alla sua ripresa. ‘Tempo di piangere e tempo di ridere, tempo di fare lutto e tempo di ballare […] tempo di lacerare e di cucire’ (Qohelet 3:4,7): forse analogamente alla regolamentazione della sofferenza del lutto, i due momenti di ricordo di tutti coloro che hanno perso la vita per difendere Israele e di festeggiamento per la nascita del Paese sono e devono essere contigui e legati. Un esercizio alla attenuazione della sofferenza e al riconoscimento del valore di quanto la vita ha da offrire. Anche quando in alcuni momenti sembra impossibile, e proprio per questo la codificazione dei due momenti di commemorazione e di gioia sembrano offrire un aiuto ad incamminarci dal pianto al riso, od al sorriso almeno.
‘E se il messaggero arriva alla porta, fai che ci sia una parola buona dalla sua bocca, lu yehi’.

Sara Valentina Di Palma