Maria Luisa Benzi

Giorgio BerrutoEsistono persone che non si fanno notare, che non amano e non sono abituate ai palcoscenici e di cui ci si accorge soprattutto quando non ci sono più. Donne e uomini onesti per abitudine prima che per scelta, a tratti indispensabili, spesso silenziosi. Maria Luisa Benzi era di queste persone.
Per oltre trent’anni Maria Luisa è stata segretaria dell’associazione Italia Israele di Torino senza rumore, senza protagonismi, costantemente a disposizione in nome di un affetto per un piccolo Paese del Medio Oriente che non aveva bisogno di spiegazioni. Così era, e basta. Lei, che non doveva questo legame a ragioni famigliari o etnicoreligiose, qualche volta scherzava sul proprio cognome: “Benzi? Da Ben Tzion, figlio di Sion”. Ricordo la sua commovente semplicità quando abbiamo acceso insieme i lumi di Chanukkà pochi mesi fa nella sede dell’associazione al termine di un pomeriggio di lavoro. Forse non si aspettava che portassi il kit da viaggio per Chanukkà, peraltro bruttino, e mi è parso che i suoi occhi tremolassero proprio come le piccole fiammelle. In quel momento ho avuto l’impressione di avere di fronte una persona felice. In questi giorni Maria Luisa stava preparando per la nostra associazione una gita alla sinagoga di Vercelli e a Volpedo, con la visita alla casa museo di Pellizza, il suo artista preferito.
Oggi è Yom HaAzmaut, il giorno dell’indipendenza di Israele, che segue immediatamente Yom HaZikharon, il giorno del ricordo dei soldati israeliani caduti nelle guerre difensive che sono stati costretti a combattere e delle vittime del terrorismo. La gioia che segue il dolore, la gioia mischiata al dolore come in tante ricorrenze del calendario ebraico. Nascerà presto un bosco in memoria di Maria Luisa in Israele. Che il suo ricordo sia di benedizione.

Giorgio Berruto