Pagine Ebraiche al Salone del Libro
Fascismo, con cosa fare i conti

IMG_20190510_163605502“Ciascuno di noi non ha solo il diritto di vivere un buon presente, ma anche il dovere di consegnare un buon futuro a chi verrà dopo”, ha spiegato lo storico David Bidussa, chiudendo il confronto a cinque al Salone del Libro di Torino con Francesco Filippi, Mimmo Franzinelli, Michela Murgia e Claudio Vercelli, tutti di autori di libri dedicati al fascismo e appena pubblicati. Per costruire un buon presente e buon futuro è necessario indagare il proprio passato, farci i conti, porsi delle domande su quest’ultimo, a maggior ragione se il passato di cui si parla è il fascismo. Tutti e cinque gli autori, seguendo percorsi diversi, hanno messo in luce l’importanza di conoscere il fenomeno storico del fascismo e di non ingabbiarlo in schemi banalizzanti o analisi semplicistiche. “Abbiamo assistito a una defascistizzazione del fascismo – ha spiegato Claudio Vercelli, autore di Neofascismi (Capricorno editore) – La retorica de ‘il fascismo ha fatto anche cose buone’ ha funzionato e ha fatto passare il messaggio che il fascismo sia qualcosa che si può accettare”. Un processo, ha sottolineato lo storico, possibile grazie al declino delle democrazie sociali, alla segmentazione della società e all’affermarsi di un linguaggio antipluralista che rischia di essere il distruttivo collante identitario che tiene insieme questi segmenti. “La fascistizzazione della società è passata attraverso un fare e non un dire, ed è partita dalle paure della gente. Oggi alle paure, un certo tipo di fascismo non dà risposte, ma bersagli”, la lettura di Michela Murgia, autrice di Istruzioni per diventare fascisti (Einaudi). Secondo Murgia, “il fascismo non è un’ideologia ma un metodo”. “Usare sempre la parola fascista come insulto riduce tutto ad una rissa massmediatica”, l’analisi invece dello storico Mimmo Franzinelli, autore di Fascismo anno zero(Mondadori) “Così è successo anche qui a Torino: si è data troppa importanza a un piccolo libro di un pessimo editore che durerà massimo una stagione”. Lo storico ha sottolineato come il suo libro si concentri sull’analisi della nascita del fascismo a Milano e di come ad aver spianato la strada alla creazione del regime siano stati gli antifascisti, impreparati e divisi di fronte l’avanzata violenta del credo fascista.
Francesco Filippi ha invece sottolinea come la sua esigenza era decostruire il falso mito che nel corso del tempo si è creato attorno al fascismo, che definisce una retorica “atemporale, non è un fenomeno. Scaturisce nel momento in cui qualcuno ne utilizza il metodo”. Il suo libro, continua, è un manuale di pronto intervento di carattere antifascista e lo si capisce dal titolo del suo saggio Mussolini ha fatto anche cose buone. Le idiozie che continuano a circolare sul fascismo.
Sui termini si concentra invece il lavoro di David Bidussa, Me ne frego (Chiarelettere) che raccoglie discorsi, articoli e interventi pubblici di Benito Mussolini, pronunciati e scritti tra il 1904 e il 1927.
Bidussa ha messo in guardia il pubblico sottolineando come “un sistema politico non finisce quando cade la sua struttura, non si esaurisce nella mente delle persone quando crolla ma anzi si perpetua” e così è accaduto con il fascismo e in particolare con il linguaggio fascista. Non siamo stati in grado di costruire nuovi significati, sottolinea lo storico. Non solo, “ci siamo abituati ai diritti ma non siamo stati in grado di dare risposte ai bisogni”. Per questo l’invito è a “ tentare di avere una maggiore conoscenza dei problemi del presente”, a metterli in relazione con il passato, a confrontarli con i linguaggi che hanno portato all’affossamento delle libertà, a proporre un’altra idea di sviluppo.