Europa e Israele, il futuro dell’ebraismo

IMG_20190515_213313267Un’analisi precisa e puntuale dell’ebraismo mondiale e israeliano, con l’accento sulla demografia ma con tanti temi fondamentali per il mondo ebraico sul tavolo. E un invito: trovare elementi di consenso, ideali superiori, che facciano da collante all’interno delle comunità ebraiche per affrontare insieme il futuro. È il riassunto – seppur incompleto – della lezione milanese del demografo Sergio Della Pergola, ascoltato al Teatro Franco Parenti da una sala attenta e gremita. “Il futuro delle Comunità ebraiche in Europa e in Israele”, il titolo del suo intervento, organizzato dalla lista Milano Ebraica, candidata alle elezioni comunitarie del 19 maggio.
A proposito di Comunità di Milano, nella sua presentazione Della Pergola ha mostrato i dati della progressiva decrescita della realtà ebraica milanese. Una riduzione di quasi un terzo dovuta, spiega il professore emerito dell’Università Ebraica di Gerusalemme, a diversi fattori ma soprattutto alla mancanza di un’offerta per i giovani di opportunità, in particolare dal punto di vista lavorativo, riflesso dell’incapacità del sistema Italia di essere attraente. La soluzione è banale davanti a questa riduzione: “fate più figli”, ha sottolineato Della Pergola, agganciando però a questo discorso la fiducia nel futuro. “L’Italia ha la natalità più bassa d’Europa. Israele invece ha la natalità più alta dei Paesi sviluppati e questo racconta di una realtà in grande fermento. Di un Paese, forse un po’ folle, ma che guarda al futuro con ottimismo”.
Tanti gli aspetti toccati durante la lezione, dal diverso rapporto con la religione ebraica tra comunità europea, americana e israeliana al tema delle conversioni, dal confronto con il pericolo dell’antisemitismo fino a un quadro sull’orientamento politico israeliano. E poi l’invito finale: “il problema maggiore è la mancanza di consenso all’interno delle comunità ebraiche (in particolare della Diaspora): dobbiamo cercare di sviluppare fra di noi punti di accordo, al di là del disaccordo e delle opinioni differenti sempre necessarie. Dobbiamo trovare un modo per essere compatti senza rinunciare alle nostre differenze. Serve un ideale superiore. In questo modo si potranno affrontare le tendenze recessive”.