Verso la deriva
Proviamo a guardare nel suo insieme, come in una visione dall’alto, la situazione italiana. Non possiamo più dire che compaiono qua e là situazioni preoccupanti. Ormai è l’intero panorama a rivelarsi desolante e pericoloso.
Al governo alberga da un anno un’alleanza di puro utilitarismo volto al potere per il potere. Analizziamo brevemente le due anime della coalizione.
Da un lato i Cinquestelle, gruppo eterogeneo formato perlopiù da masse di arrivisti, giustizialisti, intolleranti che amano mostrarsi come eredi tardivi dell’“incorruttibile” – Robespierre almeno era serio e preparato – raggiungendo spesso effetti comici e vagamente surreali, ma inducendo comunque sul clima complessivo un’aura di poco democratico “terrore”. Si tratta, oltretutto, di un insieme politico con un’unica idea guida: eliminare ogni élite tranne quella composta dagli stessi Cinquestelle. Un insieme ancor più privo di orientamenti da quando si è affrancato dal clown che lo ha fondato. Un coacervo camaleontico che poco fa corteggiava i gilets jaunes e ora gioca ad apparire moderato e rassicurante. Un movimento (sempre meno movimento e sempre più partito, però) privo di fondati progetti per il futuro del paese, ma assai sollecito nel distruggere o censurare ogni spinta verso lo sviluppo (vedi TAV).
Dall’altra parte, la Lega di Matteo Salvini. Un impasto di minaccioso autoritarismo verticistico, di populismo esibito e profondamente antidemocratico, di malcelato e radicato razzismo che si manifesta in una visione della società etnocentrica ed egoista, contraria ad ogni principio di umanità e di accoglienza, opposta ad ogni ideale di coesione/collaborazione europea che non sia una granitica Europa delle nazioni intesa come “baluardo contro le invasioni dei migranti”. Un gruppo sapientemente costruito intorno al suo capo indiscusso, che pervaso da protagonismo usa il Ministero degli Interni come un feudo personale e indipendente per tentare di imporre il suo dominio su tutto. Elemento convergente con questa linea politica autoritaria, e fattore ancora più inquietante, è lo stretto legame personale e politico di Salvini con i neofascisti europei (dalla Le Pen a Orban) e con quelli italiani di CasaPound.
L’alleanza di governo, peraltro, sussiste solo sulla carta. Tutti i giorni sorgono nuovi motivi di profondo contrasto tra le due componenti dell’esecutivo, ad esacerbare un conflitto che a questo punto appare scientemente perseguito da entrambe per guadagnare punti sull’avversario in vista del voto del 26 maggio, in un clima di perenne conflitto elettorale di cui l’intera società è vittima.
Volgendo la nostra prospettiva aerea verso gli atteggiamenti e i programmi dell’opposizione, non possiamo purtroppo lenire lo sconforto. Certo qui non compaiono le minacce e gli orrori che provengono dall’esecutivo, ma il panorama è sconfortante: partiti che di fronte allo sfaldarsi di punti fermi morali e istituzionali non sanno rinnovarsi e stancamente ripetono il teatrino consueto delle obiezioni di buon senso e delle accuse mirate ma inefficaci, quel copione che va in onda da tempo durante tutti i TG, ed è ormai il prevedibile, irritante palinsesto della nostra informazione televisiva. Le giuste critiche purtroppo non bastano; non servono perché alla base non hanno un progetto alternativo e attrattivo. Diciamo meglio, un progetto che sappia rispondere su un più elevato piano etico politico e sociale a quelle stesse domande che hanno portato milioni di voti agli attuali governanti.
Intanto, nel paese reale cresce la tentazione di dare appoggio ad aggregazioni violente, spesso neofasciste, che propongono una aberrante soluzione dei problemi sociali in chiave etnica, capace di fare leva sul razzismo e sulle più ignobili pulsioni di massa. Forza Nuova e soprattutto CasaPound acquistano spazio e aderenti speculando su questa linea; con la loro immagine, si incrementano anche la aperta e ormai orgogliosa rivendicazione fascista, l’antisemitismo dichiarato, l’atteggiamento intimidatorio.
La società pare bloccata e incapace di reagire, di fronte a alla frana progressiva di quelle che ancora sino a poco fa apparivano conquiste democratiche inviolabili. Lo smarrimento indeciso sembra la reazione comune, seguito da una crescente disaffezione politica – laddove occorrerebbe invece un forte e diffuso impegno politico cosciente. In altri settori prevale l’attrazione verso la forza autoritaria della Lega e del suo capo, che molti scambiano per forza “autorevole”. Qualora questo impulso avesse la meglio sarebbe la fine del nostro sistema democratico.
È sconfortante dirlo, ma siamo alla deriva; e non si vedono all’orizzonte altri approdi.
Credo che il voto europeo che ci aspetta possa essere decisivo, in questo senso. Se verrà riconfermato il quadro di una Unione Europea certo imperfetta e piena di problemi ma tendenzialmente coesa intorno ad alcuni centrali valori etici politici sociali fondati sulla sua stessa tradizione culturale, allora potremo forse tirare un sospiro di sollievo anche in Italia. Se invece si affermerà la tendenza a svellere queste radici, cioè a minare alla base l’integrazione europea, la nostra situazione si farà ancora più preoccupante.
David Sorani
(21 maggio 2019)