La Memoria a scuola

sara valentina di palmaLa realtà si scioglie lentamente come una caramella accarezzata tra la lingua e i denti, e diversi quotidiani di un certo rilievo ci cascano – non solo i social media, che ormai sappiamo essere farciti di notizie false, come già rilevava Umberto Eco al conferimento della laurea honoris causa in comunicazione, quando punzecchiava le ‘legioni di imbecilli’ autorizzati ad avere risonanza dalla democraticità di questo mezzo di condivisione.
Sono quasi cent’anni che conosciamo – dalle osservazioni di Marc Bloch raccolte nell’articolo sulle Riflessioni di uno storico sulle false notizie della guerra pubblicato nel 1921 in merito a quanto aveva potuto osservare nella Grande guerra sulla diffusione delle false notizie e sulla creazione di miti collettivi, nati da pregiudizi e quindi da rappresentazioni già presenti nella psicologia del testimone e pronte ad alimentarsi con il lavorio dell’immaginazione – come il falso nasca da un’idea plausibile e da un sostrato di verosimiglianza, per scivolare di bocca in bocca ingigantendosi ed arricchendosi di particolari, al pari del sassolino che rotolando acquisisce fango e distorsioni facendosi valanga.
Così, la notizia della sospensione di un’insegnante colpevole di aver permesso ai suoi studenti palermitani un accostamento tra le leggi razziste del 1938 e il decreto sicurezza del nostro condottiero Matteo Salvini, è facilmente rimbalzata in quella della sospensione di un’altra insegnante che sempre in Sicilia avrebbe subito analogo provvedimento per aver letto il Diario di Anne Frank ai suoi allievi di terza elementare – onde le notizie, riportate dalla stampa, di accuse mosse da una madre all’insegnante la quale in classe tratterebbe argomenti politici infarciti di nozioni ‘comuniste’. Cosa di meglio, in un acceso clima di campagna elettorale perenne e di triviale scontro politico continuo alla vigilia delle elezioni?
In realtà, sembra che di tutto questo ci sia solo una flebile traccia nel tema del plagio, che avrebbe riguardato non l’accusa di un genitore all’insegnante ma una discussione di quest’ultima con il proprio dirigente scolastico in merito all’opportunità di leggere Anne Frank ai giovani studenti della scuola primaria, ed al pericolo di ‘emulazione’.
La povera Anne, già variamente bistrattata dall’odio antisemita di tifoserie calcistiche su adesivi razzisti e contro risposte fatte di magliette con il suo volto e slogan contro l’antisemitismo (ma in questo caso due negazioni si annullano? Si trattava forse di un gesto filo semita?), come un’icona pop degna dei ritratti ripetuti alla Andy Warhol e della moltiplicazione seriale del volto di Guevara su oggetti di vario genere e gusto – ora anche in una falsa notizia in cui sarebbe complice di plagiare giovani menti.
Io stessa devo dire in ahimè quasi vent’anni di lavoro ho saputo di un dirigente scolastico insofferente alle iniziative per il Giorno della Memoria, al punto da sbuffare chiedendo ad un maestro di ‘non esagerare con queste cose’ e di occuparsi del programma scolastico – in quel caso però se ricordo bene ad essere chiamato in causa era La portinaia Apollonia di Lia Levi, testo altrettanto pericoloso in quanto volto a far credere ai bambini che il male non è sempre dove lo si vede, e che a volte qualcuno di buono pronto a difenderci c’è.
Del resto, cosa dovremmo davvero pensare di quella piccola clandestina tedesca che eludeva le leggi insieme ai suoi familiari ed altri milioni di persone, prima fuggendo all’estero (e quanti di loro con documenti falsi!), poi nascondendosi e sottraendosi alle disposizioni decise da uno Stato sovrano di civilissima tradizione?
Per fortuna era solo una falsa notizia, e la realtà è molto diversa da tutto ciò.

Sara Valentina Di Palma

(23 maggio 2019)