In ascolto – It must Schwing
“It don’t mean a thing if it ain’t got that swing…” è uno dei brani su cui si fanno le ossa cantanti e strumentisti che muovono i primi passi nello studio del jazz tradizionale. Fu composta nel 1931 da Duke Ellington e secondo il parere più diffuso si tratta del primo titolo della storia contenente il termine swing.
Lo swing, ovvero uno stile musicale ma anche un’epoca e soprattutto un (nuovo) modo di sentire e vivere la musica. Lo spostamento di accento sul levare, che ancora tante difficoltà crea a buona parte degli italiani, fu giudicato in Germania un sovvertimento dell’ordine e nonostante le grandi orchestre giunte dall’America in tournée facessero ballare e divertire la gente, lo swing divenne l’incubo del regime. La Reichsmusikkammer, costituita nel 1933, ovvero due anni dopo l’uscita del brano, non ci mise molto a definirlo “entartete” – degenerato e dunque a vietarlo. Ascoltare e suonare jazz divenne una forma di protesta e in ogni città in Europa cominciarono a formarsi nuovi gruppi di musicisti amanti del genere e ispirati dal senso di libertà che lo swing ispirava.
Nel 1939, due giovani ebrei in fuga dalla Germania nazista, i berlinesi Alfred Lion (1908-1987) e Francis Wolff (1908-1971), fondano a New York l’etichetta Blue Note, riservata alla registrazione e produzione di musica jazz americana e da questa loro idea nasceranno i padri del jazz: Miles Davis, Herbie Hancok, John Coltrane, Thelonius Monk, Quincy Jones e molti altri. I due giovani tedeschi, perseguitati dalla discriminazione, creano uno spazio di espressione e riscatto per gli artisti afro-americani vittime a loro volta di discriminazione, attraverso il jazz, simbolo della libertà di espressione. Questa storia straordinaria è raccontata in un documentario prodotto da Wim Wenders e uscito qualche mese fa ma ancora poco conosciuto in Italia. Si intitola “It must Schwing”, un richiamo all’esortazione che Alfred Lion era solito dare ai suoi musicisti, con quell’accento tedesco che poteva suonare buffo, ma che racchiudeva un universo di significati e di speranze. It must schwing voleva dire “deve avere il giusto mood, perché solo così potremo difendere il diritto della musica di essere sé stessa, di fronte a qualsiasi regime o discriminazione”.
Maria Teresa Milano
(30 maggio 2019)