Setirot – L’esempio di Irmela
Nella mia abissale ignoranza non sapevo dell’esistenza di Irmela Mensah Schramm. A nominarmela è stata un’amica giornalista, Barbara Notaro Dietrich, con una “battuta” intelligente: mettete fiori nei vostri cannoni?, sì, anche, ma oggi mettete poesie, versi e colori sopra le croci celtiche.
La storia è incredibile – e in un mondo come l’attuale davvero esemplare. (Mi scuso se i lettori già la conoscono; io, lo ripeto, ne ero totalmente all’oscuro). Dunque, Irmela Mensah Schramm è una vispa berlinese nata a Stoccarda nel 1945. Ex pedagoga, dedica da decenni buona parte della propria vita alla difesa dei diritti umani. In particolare, dal 1986 “fa politica” fotografando, cancellando con poesie e colori, e archiviando graffiti e scritte antisemite e razziste che incontra nei suoi giri in Germania (e non solo). Irmela occupa mediamente dalle venti alle quaranta ore alla settimana per “pulire” lo spazio pubblico e – dice lei – la vergogna che ci circonda. Non soddisfatta, lavora nelle scuole per sensibilizzare i giovani nella lotta contro l’odio. Va da sé che la sua collezione di intimidazioni e minacce di morte è ricca quasi quanto quella di “trofei” raccolti in dozzine e dozzine di scatoloni.
Al di là della mia imperdonabile ignoranza e della felicità di “scoprire” persone simili, mi chiedo se in questa nostra corsa verso il precipizio illiberale non sia il caso di dare il maggiore spazio possibile ai/alle molti/e Mensah Schramm che forse ci vivono accanto senza che noi lo si sappia.
Stefano Jesurum, giornalista
(30 maggio 2019)