Oltremare – Confini

daniela fubiniAttraversare quella porzione di pianura padana che in realtà si trova a monte della pianura e si inerpica invece verso le altitudini della Valle d’Aosta, e farlo proprio dopo una pioggia intensa, in un giorno limpido di cielo blu perfetto è già un piacere in generale. Provate a farlo con occhi israeliani, e ogni albero, ogni prato naturale e non coltivato diventa uno spettacolo stupefacente. Tutto è verde, verdissimo; sui monti che fanno da sfondo la linea dei duemila metri è nettissima, e sopra di lei il verde si spegne e restano cespugli e rocce, e nei punti più alti la neve. Ecco una cosa che in Israele non ho: la possibilità di arrivare in un’ora di macchina nel mezzo della montagna. E vederla, la montagna, anche comodamente dal salotto di casa, sotto forma di punte zigzaganti all’orizzonte, sempre meno ma ancora relativamente bianche. Crescendo a Torino ho sempre avuto una chiara consapevolezza del fatto che le montagne sono il nostro confine, e che oltre, dall’altra parte, si parla un’altra lingua e si mangiano cose diverse, anche se ad un certo punto non c’è stato piú bisogno di un documento per passare una frontiera. L’altro lato della montagna è un luogo amichevolmente altrui, per quanto ci si senta a casa perchè la montagna alla fine è un microcosmo lievemente anarchico in cui la prima appartenenza è quella all’altitudine, e la nazionalità viene seconda in linea di importanza. Questo luogo altrui è comunque del tutto amichevole e pacifico, e qui la differenza con l’unica area montagnosa israeliana si sente eccome. Da noi i confini sono ancora ben solcati e ben guardati, per nulla amichevoli e posso avere un’idea di quel che si mangia oltreconfine solo per aver letto libri o giornali. Forse è per questo che vado poco di frequente sulle alture del Golan: mi manca quell’agio di poter sconfinare per qualche ora, durante una gita o solo per pranzare, senza rischiare la vita.

Daniela Fubini

(3 giugno 2019)