Quattro giugno 1944

foaUn po’ di storia. Settantacinque anni fa, il quattro giugno 1944, Roma venne liberata dagli Alleati. Ad entrare nella città fu la V armata statunitense, composta oltre che da truppe americane anche da truppe inglesi, già protagonista, fra l’altro, della battaglia di Montecassino e dello sbarco di Anzio. La notizia che le truppe alleate stavano per entrare a Roma era stata data da Radio Londra nella tarda serata del 2 giugno, con la parola in codice “elefante” che allertava la Resistenza romana. Nella serata del 3 giugno cominciava la fuga dell’armata tedesca, attraverso la Cassia e la Flaminia, verso il Nord. Anche Kappler con le SS fuggiva da via Tasso, portandosi però dietro due camion di prigionieri. Uno non riuscì a partire per un guasto, consentendo la salvezza dei prigionieri. L’altro all’alba del 4 giugno si fermò alle porte di Roma, a La Storta, e i 14 prigionieri furono fucilati. Fra loro Bruno Buozzi, socialista, sindacalista, Segretario Generale della Confederazione del Lavoro, ristabilita sotto il governo Badoglio. Una delle ultime vittime, il 5 giugno, fu un ragazzo di dodici anni, Ugo Forno, impegnato con i gruppi partigiani ad impedire ai tedeschi in fuga di tagliare le comunicazioni con il Nord. Nel frattempo anche i prigionieri detenuti a Regina Coeli, sotto il controllo tedesco, venivano lasciati liberi. Il direttore del carcere, Donato Carretta, una “gelida canaglia” secondo la testimonianza di un ebreo, un suo ex detenuto politico, fu linciato dalla folla nel settembre, durante il processo al questore Pietro Caruso.
Le truppe angloamericane entrarono in città, mentre ancora gli ultimi tedeschi la lasciavano in fuga, poco dopo le otto di sera del 4 giugno, nell’esultanza generale della popolazione, documentata da molte fotografie e filmati. Anche gli ebrei, come i politici e i militari renitenti alla leva di Salò, poterono lasciare i loro rifugi e riappropriarsi della loro vita. L’occupazione continuava al Nord per altri undici mesi e i convogli per Auschwitz continuarono fino all’autunno a portare gli ebrei alle camere a gas.

Anna Foa, storica

(3 giugno 2019)