“Lettura, emergenza nazionale”

“Quella della lettura, o, per essere più precisi, della mancanza di lettura, è una emergenza nazionale. Non stiamo parlando di noi. Non stiamo parlando per noi. Stiamo parlando dell’Italia e per l’Italia. Non c’è, non abbiamo futuro se non mettiamo l’istruzione, la conoscenza, il sapere al centro dell’agenda politica nazionale. E se non ora quando?”.
Sono le parole con cui Ricardo Franco Levi, giornalista e politico noto per il suo impegno nell’ambito editoriale, si è rivolto ieri all’assemblea dell’Associazione Italiana Editori (AIE) che, a 150 anni dalla sua fondazione, lo ha voluto confermare come suo presidente.
Nell’anniversario della nascita dell’associazione di categoria degli editori (di libri, riviste scientifiche e prodotti di editoria digitale) ha ricordato: “È nata il 17 ottobre del 1869. Erano trascorsi poco più di otto anni dalla proclamazione del Regno d’Italia, la capitale era a Firenze, mancava ancora un anno a Porta Pia. 150 anni durante i quali la storia del libro italiano si è intrecciata con la storia nazionale. Se fatta l’Italia restavano da fare gli italiani, è anche sui e con i libri che questo è avvenuto: nelle scuole, nelle famiglie. È una storia ormai molto lunga e ricca che non dobbiamo dimenticare. Per ricordare da dove arriviamo: un’Italia che ancora nel secondo dopoguerra denunciava una così carente conoscenza della lingua italiana, persino del semplice leggere e scrivere, da indurre la Rai ad affidare al maestro Alberto Manzi le lezioni di ‘Non è mai troppo tardi’. Per giudicare con matura consapevolezza le ragioni di un presente che ci vede tristemente in coda tra i paesi europei per l’abitudine alla lettura e per quasi tutti i parametri con cui si misurano la diffusione dell’istruzione e del sapere. Per trarre da questo sguardo lungo la lucidità e la volontà necessarie per fissare il percorso da intraprendere e le mete da raggiungere”.
Un obiettivo che ha radici forti nella sua appartenenza ebraica, che rivendica con fierezza e che si intreccia strettamente con l’impegno di una vita: intervistato da Pagine Ebraiche in occasione della sua prima nomina a presidente AIE, nel giugno 2017 aveva spiegato: “Certo, è evidente come il collegamento ci sia, forte e inevitabile. La definizione di ‘Popolo del Libro’ non è casuale, no? Le parashot sono lettura settimanale, e stiamo parlando di un popolo che già all’epoca della distruzione del secondo tempio, nel 70 EV, aveva una norma che prescriveva a ogni ebreo di sapere leggere e studiare la Torah in ebraico e di mandare i figli a scuola o in sinagoga, dall’età di sei o sette anni, affinché anch’essi imparassero a farlo”. Proprio il diritto allo studio e alla conoscenza erano già allora la prima cosa su cui intendeva puntare: “È esattamente quello, il mio obiettivo principale. Insieme alla lettura, il diritto allo studio e alla conoscenza devono diventare una questione di interesse nazionale. È la sfida più grande, dobbiamo non solo assumerla e farcene carico, ma vincerla, mettendo in campo tutte le energie disponibili sia a livello nazionale, che regionale, che locale, coinvolgendo sì gli editori, che sono ora candidato a guidare e rappresentare, ma anche i librai e i bibliotecari, il cui apporto è fondamentali per la loro passione e soprattutto per la loro competenza”.
Ora, riconfermato all’unanimità – con un solo voto che è andato simbolicamente a una figura storica, Ulrico Hoepli – ribadisce che “Quella della lettura è un’autentica emergenza nazionale. L’istruzione, in tutti i gradi scolastici e lungo l’intero arco della vita delle persone, è condizione di sviluppo della persona umana, di effettiva partecipazione all’organizzazione politica, economica e sociale del paese, fattore essenziale di crescita economica nella stagione dell’innovazione tecnologica e della globalizzazione”. Dopo le tensioni e le spaccature degli scorsi anni, con Tempo di libri a Milano, avventura di non enorme successo presto rientrata e la nascita dell’Adei, l’Associazione degli editori indipendenti nata anche in difesa del Salone del Libro, un’esperienza che si è rivelata forte e che curiosamente ha lo stesso nome dell’Associazione Donne Ebree d’Italia, per alcuni anni guidata proprio dalla madre di Levi – ha voluto nel suo discorso sottolineare ancora come “Da 150 anni AIE è la casa dell’editoria italiana: editori di libri di varia, di libri per la scuola, l’università, il professionale. Editori grandi e piccoli. A quelli che ancora non sono con noi, a quelli che si sono allontanati teniamo e terremo sempre le porte aperte.
Uniti, tutti uniti, siamo tutti più forti”.

Ada Treves twitter @ada3ves

(12 giugno 2019)