Il prossimo 27 gennaio
Davvero impressiona leggere l’intervista della capitana della nave SeeWatch, Carola Rackete rilasciata ieri a Repubblica. Stati che si rifiutano di far sbarcare persone cedendo ai peggiori umori dei propri cittadini, porti chiusi di fronte a uomini e donne attraccati da giorni in mezzo al mare, indifferenza totale alla sofferenza degli altri. Insomma, nuove Exodus una dietro l’altra. E l’ebraismo europeo che ruolo gioca in tutto questo? Al di là delle prese di posizione dei vertici comunitari, che certo non possono essere accusati di silenzio, resta la sensazione di fungere da foglia di fico ai peggiori discorsi xenofobi e alle peggiori pulsioni razziste legittimate dai governi europei. Ci sarà sempre una Giornata della Memoria in cui ministri e politici di ogni sorta potranno rifarsi una verginità. Credo che valga per tutti noi, ciò che lo Yad VaShem ha detto chiaramente a Bibi Netanyahu, che senza alcun pudore ha portato davanti alla fiamma perenne in ricordo delle vittime della Shoah i peggiori leader mondiali: noi non siamo una lavatrice per lavare i vostri panni sporchi. Per questo, come ebreo europeo, mi rifiuterò di partecipare a qualunque iniziativa a cui sarò invitato il prossimo 27 gennaio, sperando che molti si uniscano a questa decisione. È finito il tempo de “ho tanti amici ebrei” così posso fare ciò che voglio.
Davide Assael, ricercatore