Come affrontare una disputa

calimani darioVi sono sempre almeno due modi di affrontare una disputa. Uno è barricandosi in trincea e sparando ad alzo zero contro il nemico, considerandone solo le responsabilità e le colpe. Non si concedono attenuanti, non si ammettono responsabilità e colpe proprie. Così si appura chi sia il più forte, si mettono alla prova i limiti di resistenza e la capacità di reagire del nemico. Alla peggio, dopo la devastazione prodotta sul campo – in entrambi i campi –, c’è sempre tempo e modo di dar mostra di pentimento e trattare una pace onorevole. Terra per seppellire i caduti ce n’è a sufficienza per tutti.
Un altro modo di affrontare le dispute è quello, in primis, di concedere al contendente (non un nemico) le sue ragioni, considerando le critiche che ci vengono mosse e, magari, le nostre responsabilità. È un percorso impegnativo, naturalmente, in quanto potrebbe implicare, per noi, la necessità di cambiare qualcosa nel nostro agire e riconoscere, con una certa misura di umiltà, che le obiezioni sollevate dall’altro hanno qualche fondamento. E, tuttavia, è questa la strada in cui si mette alla prova l’intelligenza e l’onestà morale e intellettuale. È la strada della pacificazione. Ed è la strada che consente di continuare a procedere insieme, senza dolorose recriminazioni reciproche, senza irreparabili spaccature, senza odio distruttivo. Sinat Hinam.
Servono soltanto un tavolino e due seggiole. E poi, sul tavolo, disponibilità, un po’ di amore, e tanta onesta intelligenza.

Dario Calimani, Università di Venezia