Torino – Israele e Santa Sede
rapporti in divenire

IMG_1918A poche settimane dalle celebrazioni ufficiali per i 25 anni di relazioni tra lo Stato d’Israele e la Santa Sede tenutesi presso il Tempio maggiore di Roma lo scorso 13 giugno, l’ambasciatore di Israele presso la Santa Sede, Oren David, incontra gli ebrei torinesi.
Un’occasione importante per ripercorre con il pubblico presente in sala i passaggi storici, non privi di ostacoli e rallentamenti, se non di vere e proprie chiusure come il mancato sostegno alla creazione d’Israele da parte del pontefice Pio X nello storico incontro del gennaio del 1904 con Theodor Herzl. Non si tratta di mere date, ma di processi articolati che hanno infine portato all’apertura ufficiale dei rapporti diplomatici, che includono un riconoscimento su più fronti di Israele e una ridefinizione profonda dei rapporti interreligiosi. 30 dicembre del 1993 è la data della firma dell’Accordo Fondamentale che stabilisce le piene relazioni diplomatiche tra i due Paesi. L’Accordo viene siglato a Gerusalemme, sotto il pontificato di Karol Wojtyla.
Ad aprire l’incontro Dario Disegni, presidente della Comunità ebraica di Torino, seguito dai saluti di Ori Sierra in rappresentanza dell’Associazione Amicizia Ebraico-Cristiana, che vede impegnati sul territorio piemontese membri di entrambe le comunità religiose.
La parola passa all’ambasciatore che in apertura sottolinea il carattere specifico di tali rapporti diplomatici, che vedono l’intreccio di relazioni politiche e religiose contemporaneamente. La sigla del 1993 poggia le basi su un passaggio storico di notevole importanza, sottolinea poi David: si tratta della Dichiarazione Nostra Aetate del 1965, documento che ha rappresentato in assoluto un cambio di marcia sostanziale, o meglio di paradigma, nell’atteggiamento della Chiesa Cattolica verso l’ebraismo e nelle relazioni tra cristiani ed ebrei. Un vero e proprio turning point che si è tramutato in stimolo per l’apertura alla fine degli anni Ottanta delle relazioni tra Israele e alcuni paesi dell’Europa meridionale, tra cui Spagna, Portogallo e Grecia, a cui sono seguiti i paesi dell’Europa dell’Est e alcuni paesi africani. Un punto di svolta quello del 1965 a cui è seguita la Lettera del 1984: due passaggi che insieme creano le precondizioni per la sigla del 1993 e l’entrata in vigore effettiva nel 1994, che ogni papa ha poi fatto propria. A tal proposito sono state ricordate le visite in Israele e le dichiarazioni espresse in quelle occasioni da parte di papa Wojtyla nel 2000, come di Ratzinger nel 2009, fino alla recente presenza di Bergoglio del 2014: visite che rappresentano in un certo senso la riattualizzazione dell’accordo del 1993, un atto ben al di là della forma, che rende necessario un impegno costante e continuativo nel tempo, via via che il contesto sociale muta e si trasforma. David ha infine sottolineato come sia di fatto la personalità del papa a fare la differenza tanto nel passato quanto nel presente.

Alice Fubini