1984 e il nostro pensiero impoverito
Dovrebbe essere ormai chiaro che la vera emergenza di questo paese non sono i migranti. Non lo è per dimensioni, non lo è per impatto economico e sociale, non lo è per rischio dell’ordine pubblico né per il pericolo di ‘sostituzione di popolo’. Eppure, le notizia di uno sbarco di una dozzina di persone è in grado di conquistarsi quotidianamente la prima pagina dei telegiornali di stato, distraendo l’attenzione da ogni altro, vero e insormontabile problema del paese. Il nostro lavaggio del cervello, volenti o nolenti, procede giorno per giorno, ora per ora, senza sosta, ci condiziona e ci spinge a cambiare la nostra visione delle cose. La verità viene stravolta, e noi stessi facciamo fatica a resistere al continuo, martellante bombardamento mediatico di politici, giornali, talk show (“corrompe sistematicamente il sentimento di solidarietà”. “Tu non sarai mai più capace di sentire amore, amicizia, … onestà. Sarai vuoto. Ti spremeremo fino a che tu non sia completamente svuotato e quindi ti riempiremo di noi stessi”).
Giorno dopo giorno, ci viene additato il nemico, sia esso Soros o la Germania, o la Francia o l’Europa intera, o i migranti e i ‘buonisti’ che li vogliono assistere. (“I programmi dei Due Minuti d’Odio variavano a seconda dei giorni… Durante il suo secondo minuto, l’Odio arrivò fino al delirio. La gente si levava e si rimetteva a sedere con gran rimestio e urlava quanto più poteva…”).
Le verità vengono negate, i numeri falsati senza alcun pudore, teorie economiche esposte e proposte senza alcuna base di merito (“Solo conciliando fra loro le contraddizioni il potere si può tenere in pugno indefinitamente”. “Chi controlla il passato controlla il futuro; chi controlla il presente controlla il passato”).
La politica si serve sistematicamente di notizie contraffatte che disorientano l’opinione della gente, snaturandone le reazioni e i sentimenti. La nostra esposizione incessante al falso, l’incapacità di distinguere alla fine fra verità e menzogna ci turba e ci confonde, ci deforma dentro. Ci toglie ogni sicurezza nella nostra capacità di giudizio. (“Le bombe-razzo che cadevano ogni giorno su Londra dovevano essere lanciate dallo stesso Governo… ‘soltanto per tenere la gente nel terrore'”. “… estinguere… ogni possibilità di pensiero indipendente.”)
Il nostro pensiero si impoverisce, e si impoverisce la nostra lingua, perché non è più necessario esprimere pensieri complessi, è sufficiente semplificare i sentimenti e condensarli in un breve ma efficace insulto, una sola semplicissima parola. (“il principale intento della neolingua consiste proprio nel semplificare al massimo le possibilità del pensiero”.)
George Orwell, cui appartengono gli incisi virgolettati (1984, pubblicato nel 1949), mai avrebbe pensato che quella che lui aveva scritto e paventato come una distopia si sarebbe un giorno avvicinata tanto a una triste profezia. Il non luogo sta diventando luogo.
E questa, tanto per consolarci con una notazione di carattere critico-letterario, è la prova di come il tempo cambia le prospettive e la natura stessa di un’opera d’arte, scritta per essere qualcosa e trasformata dalla storia in qualcos’altro. Così vengono stravolte dalla storia le intenzioni di un autore.
Dario Calimani, Università di Venezia