Italia, tensioni di governo

rassegnaMigranti, manovra economica, autonomia delle regioni. Sono i tre temi caldi in cui all’interno del governo italiano si stanno giocando diverse partite, riporta il Corriere. Sui migranti, lo scontro è tra il vicepremier Salvini e il ministro della Difesa Trenta, che ha dichiarato di voler usare più navi militari per controllare il Canale di Sicilia ma allo stesso tempo ha accusato il ministro dell’Interno per la sospensione della missione Sophia. Il tema immigrazione sarà in ogni caso al centro di un vertice convocato per domani dal premier Giuseppe Conte. Quest’ultimo, afferma il Corriere, si è mostrato molto fastidio per l’iniziativa di Salvini di convocare le sigle sindacali al Viminale: “La manovra economica si fa nelle sedi istituzionali, con il capo del governo e il ministro dell’Economia”, ha detto Conte. Sulle autonomie, altra questione molto dibattuta in questi giorni, giovedì è in programma un nuovo incontro.

Di Maio e una nuova visita in Israele. A margine di un convegno sulle “Relazioni Italia-Israele” promosso dai deputati del movimento 5 Stelle Paolo Lattanzio e Antonio Zennaro, l’ambasciatore israeliano Ofer Sachs – riporta La Stampa – ha lanciato l’idea di una seconda visita per il ministro Luigi Di Maio in Israele: “Secondo me una visita in Israele sarebbe importante per capire la complessità non solo del nostro Paese, ma di tutto il Medio Oriente”, le parole dell’ambasciatore. “Di Maio – scrive La Stampa – non ha ancora deciso se accettare l’invito in Israele, ma un riposizionamento sembra in corso. Tanto che i grillini hanno già programmato un vertice interministeriale per studiare il modello economico della Start-up Nation”.

Premi Nobel e paragoni errati. Lo scrittore Mario Vargas Llosa invoca il Premio Nobel per la pace per Carola Rackete e attacca violentemente il ministro dell’Interno Matteo Salvini, definendo la sua politica come “neofascismo”. Lo fa in un editoriale sul Pais, tradotto in Italia da Repubblica. “Sull’immigrazione ci sono crescenti pregiudizi che alimentano il pericoloso razzismo che spiega la rinascita nazionalista in quasi tutta l’Europa, la minaccia più grave al più generoso progetto in atto della cultura della libertà: – scrive il premio Nobel per la Letteratura – la costruzione di un’Unione europea che domani possa competere da pari a pari con i due giganti internazionali, gli Stati Uniti e la Cina. Se trionfasse il neofascismo di Matteo Salvini e compari, ci sarebbero Brexit ovunque nel Vecchio continente e un triste futuro attenderebbe i suoi Paesi, divisi e ostili, per poter resistere agli abbracci mortali dell’orso russo (vedi Ucraina)”. A proposito di migranti, il Quotidiano del sud titola “I migranti di oggi come gli ebrei di ieri”, azzardando un paragone sbilenco sull’irricevibile idea di una europarlamentare di costruire una piattaforma in mezzo al Mediterraneo dove far sbarcare tutti i migranti e i piani di Hitler.

Il nuovo progetto della Loren. In questi giorni Sophia Loren è impegnata a Bari a girare “La vita davanti a sé”, film tratto dal romanzo di Romain Gary in cui si racconta la storia di un’anziana ebrea deportata a Auschwitz che accudisce Momò, figlio di una prostituta. A dirigere il film il figlio dell’attrice, Edoardo. “Mio figlio si era innamorato del libro, me lo ha fatto leggere. La storia è bellissima”, racconta la Loren in un’intervista rilasciata a Repubblica.

Artur Brauner (1918-2019). Scelse di portare sul grande schermo il tema della Shoah con film come “Europa Europa”, con cui Agnieszka Holland vinse il Golden Globe, o con la coproduzione de “Il Giardino dei Finzi Contini”. All’età di 101 anni è morto a Artur Brauner, uno dei più grandi produttori cinematografici in Germania, è morto ieri a 100 anni (Italia Oggi).

Una scuola calcio tra le bombe. “Ero orgoglioso di essere un cittadino di una città così aperta tutti. Solo a Sarajevo si potevano ascoltare le campane delle Chiese Cattoliche, i suoni delle Moschee e vedere gli ebrei andare in Sinagoga”. Così raccontava il calciatore Predrag Pasic la sua Sarajevo, dove scelse di rimanere e aprire una scuola calcio proprio mentre infuriava la guerra. A raccontare questa vicenda il Fatto Quotidiano.

Gay e pro-Israele, il candidato presidente in Tunisia. Il Giornale riporta la storia della candidatura dell’avvocato Mounir Baatour, “quarantotto anni, avvocato, gay dichiarato e aspirante presidente della Tunisia”, paese in cui l’omosessualità è ancora un reato. Tra le sue battaglie l’uguaglianza tra donne e uomini, la difesa delle minoranze, e il riconoscimento dei diritti degli Amazigh e delle persone Lgbt, la cancellazione dell’articolo che proibisce ai non musulmani di candidarsi alla presidenza. Baatour, riporta il Giornale citando l’israeliano Haaretz: “Due anni fa, ha espresso il suo sostegno per l’instaurazione di relazioni normalizzate con Israele e ha detto che sarebbe felice di visitare Israele se ne avesse l’opportunità”.

Daniel Reichel twitter @dreichelmoked