Periscopio – Neutralizzare l’Iran

lucreziQuasi tutto il mondo, com’è noto, mostra di impegnarsi affinché l’accordo sul nucleare con l’Iran venga salvaguardato, e gli effetti della ripresa unilaterale delle sanzioni da parte degli Stati Unititi siano neutralizzati attraverso un accresciuto impegno commerciale dei Paesi europei. È quello che chiede, in tono perentorio, la Repubblica islamica, che ha già annunciato di avere ripreso l’arricchimento di uranio, e minaccia, in breve tempo, di raggiungere l’agognato traguardo della dotazione di armi nucleari, se le sue richieste economiche non verranno soddisfatte. Tutti i leader europei, senza eccezioni, si sono pronunciati per la tutela dell’accordo, e anche Joe Biden – il più forte sfidante, in campo democratico, del Presidente Trump, nelle prossime elezioni presidenziali statunitensi -, pur sincero amico di Israele, ha annunciato che, ove mai dovesse vincere, l’accordo sarà nuovamente sottoscritto. E anche in Israele – per esempio, da parte di alcuni esponenti dell’esercito – si sono levate voci a favore di un accordo che, pur non ottimale, sarebbe comunque meglio di niente. Io, pur non sottovalutando la pericolosità di un Iran isolato e messo all’angolo, che potrebbe così vedere crescere, al proprio interno (come spesso affermano i fautori dell’accordo), le forze più estremiste, fino ad arrivare effettivamente a dotarsi di armi atomiche, continuo a considerare l’accordo estremamente pericoloso. Non mi nascondo che anche il non accordo, cioè l’isolamento internazionale dell’Iran, e la mancanza di alcun controllo sulle sue opzioni militari, sarebbe azzardato, ma penso che la prima soluzione presenti un livello di rischio notevolmente maggiore. I motivi di questa mia convinzione sono i seguenti.
Innanzitutto, occorre chiarire un punto di fondo, che mi sembra trascurato. L’era nucleare è irreversibile, in quanto è impossibile fare tornare indietro la scienza, e quindi la possibilità di costruire bombe atomiche. Se anche un domai tutte le armi nucleari del mondo venissero distrutte, niente impedirebbe a un qualsiasi Paese di fabbricarle, anche in tempi brevissimi, se ne avesse la possibilità e la volontà. Nel club odierno delle potenze atomiche siedono gli stati che hanno, appunto, queste due cose, la possibilità e la volontà di possedere tali armamenti. Ci sono tanti Paesi che avrebbero verosimilmente la volontà di diventare potenze nucleari, ma non ne hanno la possibilità, mentre tanti altri ne avrebbero i mezzi, ma, almeno al momento, non intendono assumersi tale responsabilità, per ragioni di opportunità politica (se, per esempio, Germania o Giappone decidessero di compiere questo passo, nessuno oserebbe cercare di impedirglielo, in ragione di retaggi storici e vincoli internazionali).
Che significa volontà? Significa non necessariamente intenzione di scatenare una guerra nucleare, ma semplicemente desiderio di incidere sugli equilibri mondiali attraverso questa terribile minaccia. E che significa possibilità? Non significa tanto livello scientifico e tecnologico, ma soprattutto una semplice cosa: soldi. Anche un privato cittadino, completamente ignorante di fisica e di armamenti, se avesse una disponibilità finanziaria illimitata, sarebbe capace di comprare, anche dall’oggi al domani, armi atomiche, e di assumere personale in grado di usarle.
Perché l’Iran, al giorno d’oggi, non ha armi nucleari (se è vero che ancora non ce le ha)? Cosa manca al regime per averle, la volontà o la possibilità? Quanto alla prima, è evidente che non c’è nessun regime, al mondo, che abbia, più di quello iraniano, questo desiderio. Se tu vuoi sfidare mezzo pianeta, e vuoi distruggere un altro Paese (come gli ayatollah dicono ogni giorno), non ti farebbe comodo la bomba atomica? Sarebbe assurdo pensare il contrario. Se, quindi, fino a oggi, gli iraniani non dispongono di tali armamenti, il motivo può essere uno solo: non hanno ancora risorse finanziarie sufficienti. Ma il cd. accordo sul nucleare fa affluire ogni ora nelle casse del regime milioni di dollari. Puoi mandare quante volte vuoi gli ispettori a controllare che i laboratori iraniani non stiano costruendo la bomba atomica, ma, un domani, in qualsiasi momento, Teheran, grazie al suo rafforzato potere economico, potrà farlo in pochi giorni, senza che nessuno possa fare niente per impedirlo. Rimettere le sanzioni, a quel momento, sarebbe troppo tardi. È questo che si vuole?
Non sottovaluto, ripeto, i rischi della scelta opposta. Affrontare una belva feroce è rischioso. Ma mi pare che lo sia molto di più evitare di neutralizzarla, e rimpinzarla quotidianamente, facendo finta che sia un agnellino e mettendo la testa sotto la sabbia.

Francesco Lucrezi, storico